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Agente "invadente" al funerale? Il sindaco invita i genitori della defunta

Nel cimitero, domenica, le esequie di Silvia Ghezzi. La madre ha lamentato in un post l'atteggiamento della donna in divisa in servizio con altri colleghi

LECCE – Dopo il caso del medico costretto a ritardare il suo arrivo in clinica perché fermato a un posto di controllo della polizia locale, un altro episodio ha scatenato un’ondata di sdegno contro il corpo guidata dal comandante Donato Zacheo: il presunto eccesso di zelo di una agente, tra l’altro una delle più esperte, durante le esequie di una 31enne, Silvia Ghezzi, vittima di una malattia rarissima contro la quale nulla hanno potuto le peregrinazioni in vari ospedali italiani.

Il putiferio è nato da un post con il quale la madre, Mimma Colonna, ha denunciato un clima di “persecuzione” nei confronti dei presenti,  circa una trentina, invitati a identificarsi. Nella cosiddetta fase 2 dell’emergenza sanitaria, infatti, la partecipazione ai funerali è stata ammessa nella misura massima di 15 persone.

Il post di una madre prostrata dal dolore

“Vengo dal cimitero di Bologna dove mia figlia è morta e nonostante si celebrassero i funerali nessun vigile a Bologna si è mai permesso di assumere atteggiamenti da campo di concentramento, anzi se si avvicinavano era solo per dare le condoglianze e ricordare le distanze. Allora credo signor sindaco che la prima cosa che manca a questa vigilessa non è l'apprendimento delle regole del decreto, ma le basi più elementari della buona educazione, del rispetto del dolore atroce per la perdita di una figlia, del rispetto per la celebrazione funebre e poi non può avere il libero arbitrio di modificare le regole a suo piacimento”.

Già poco dopo la conclusione delle esequie il post aveva dato il là una serie di commenti che andavano dalla critica spietata fino all’insulto. Naturalmente la spinta emotiva ha creato una sorta di empatia automatica con la posizione della madre, sconvolta dopo aver assistito la propria figlia in un lungo periodo di sofferenza. Ma un ruolo sembra averlo giocato anche un certo atteggiamento di insofferenza nei confronti della polizia locale che, in questa occasione, è degenerato in vere e proprio offese.

Il sindaco la invita a Palazzo Carafa. Chiesta una relazione

In mattinata l’agente chiamata in causa ha presentato una relazione di servizio al comandante che ora dovrà riferire al sindaco, Carlo Salvemini. Intanto, nel pomeriggio, il primo cittadino ha telefonato alla signora Mimma, invitandola a Palazzo Carafa per un confronto e assicurando un approfondimento definitivo: “Verificheremo puntualmente quanto è accaduto per fare chiarezza a beneficio di tutti – è scritto nella nota stampa -. Ricordo ai tanti che hanno manifestato il loro sdegno in seguito ai post circolati su Facebook che i nostri sforzi devono essere orientati alla ricerca della verità e non di capri espiatori. Dunque, sì alla chiarezza su singoli casi che è nostro dovere vagliare, no alle generalizzazioni, alle invettive, agli insulti verso i nostri agenti, che sono quotidianamente sulla strada per garantire ordine, legalità, rispetto dei diritti di tutti”.

L’interesse di tutti sembra quello di stabilire una verità sostanziale sull’accaduto. L’amministrazione del resto, appresa la notizia della morte della 31enne, si è attivata per sostenere la famiglia nelle spese di trasferimento del feretro dall’Emilia Romagna e ha consentito lo svolgimento di una cerimonia di saluto nello spazio antistante la chiesa dei santi Niccolò e Cataldo. Emozioni e reazioni a parte, dunque, resta da capire se l’operato dell’agente nell'ambito del funerale - che non è stato mai interrotto - sia rimasto nell’ambito del controllo del distanziamento fisico imposto anche in circostanze dolorose come lo è un estremo saluto ai tempi del Covid-19. 

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