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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Appello del vescovo di Lecce: "I mafiosi si convertano, i cittadini denuncino"

Da papa Giovanni Paolo II e Francesco: negli ultimi decenni la Chiesa si è scagliata più volte contro la criminalità organizzata. Monsignor Michele Seccia ripropone il monito e avverte anche i suoi sacerdoti

LECCE – Nelle parole dell’arcivescovo di Lecce, Michele Seccia, riecheggia il monito che nel 1993 papa Giovanni Paolo II lanciò nella Valle dei Templi, esortando i mafiosi alla conversione. Era la stagione delle stragi e l’Italia tremava: “Lo dico ai responsabili: convertitevi, una volta verrà il giudizio di Dio”. Non lo ascoltarono: nel giro di due mesi ci furono cinque attentati. Il primo, a Roma, fallì, ma nei due successivi, nella capitale e a Milano, persero la vita dieci persone.

Quell’anatema, che ancora oggi fa accapponare la pelle, è stato poi ripreso più volte, da ultimo da papa Francesco. L’appello al pentimento viene rilanciato oggi dal vescovo di Lecce, colpito dal quadro emerso con l’operazione “Final Blow” della polizia di Stato: “In nome di Dio, vi scongiuro: abbandonate la via del male, dell’arroganza, del potere imposto con il sopruso, con la minaccia e con la violenza. Provate a pensare ai vostri figli, ai vostri genitori, alle vostre famiglie: non sarà certo per loro motivo di orgoglio e di vanto la ‘fama’ di un familiare finito in carcere. Vi imploro: non seminate la morte con la presunzione di riuscire ad ottenere profitto e potere con metodi e regole lontani da ogni norma”.

Per il pastore della comunità leccese, la situazione è preoccupante, e non solo nel capoluogo salentino: “Le ultime vicende, purtroppo, ripropongono una situazione già nota. E le recenti indagini condotte dagli inquirenti svelano - qualora ci fosse ancora bisogno di conferme - che la criminalità organizzata ormai si è introdotta in tutti tessuti e, in un silenzio sommerso ma terribilmente assordante, muove i fili di molti settori della vita economica di questo territorio. A volte, con il chiaro tentativo di corrompere o addirittura di sostituirsi alle istituzioni chiamate a servire la comunità: non è un caso che il Salento detenga il triste record di amministrazioni pubbliche sciolte per il fondato sospetto di infiltrazioni malavitose”.

Seccia, contestualmente, si è rivolto anche ai fedeli: “E se dovesse mai capitarvi di essere a conoscenza di azioni criminose o di affari illeciti o, peggio ancora, qualcuno di voi ne fosse vittima, ricordate che l’agire omertoso non è il migliore alleato della criminalità. Non abbiate, invece, paura di denunciare alle autorità competenti: avrete scelto con coraggio la via del bene. E del bene comune. Onestà e rettitudine sono fondamenti di una società più giusta e più fraterna. Il coraggio della denuncia diventi per voi la più bella forma di conversione: è combattendo le ‘strutture di peccato’ che si alimenta la speranza e si costruisce il futuro dei nostri ragazzi. Alcuni dei quali, purtroppo, attratti brutalmente dal ‘vuoto’ strapotere della violenza, si perdono per sempre”.

Infine l’arcivescovo leccese affronta una questione già molto nota in altre zone del Mezzogiorno d’Italia: “Mi sia permesso anche di rivolgere ai miei sacerdoti e ai comitati che organizzano feste religiose: attenzione, guardatevi di non scendere ad accordi con soggetti e ditte che attraverso promesse accattivanti possono stringervi in legami pericolosi. La Chiesa non può e non deve scendere a compromessi con nessuno. Tanto meno con chi afferma di servire ed offrire prestazioni ma in fondo intende solo servirsi dell'istituzione, del parroco, o del comitato feste per perseguire utili propri e non sempre secondo la legge. La trasparenza dei bilanci delle feste patronali o parrocchiali o rionali a sfondo religioso è condizione indispensabile per testimoniare vera devozione e amore verso il Signore, verso la Madonna e verso i Santi. Le norme ci sono e vanno attuate: il riferimento agli uffici di curia per le autorizzazioni canoniche per l'approvazione dei bilanci non costituisce una novità, ma viene ribadita una prassi canonica e civile che non di rado viene elusa”.

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