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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Troppe spese, pochi introiti, il nodo del digitale: la resa dell'Antoniano

Da fine marzo battenti chiusi per la sala da 450 posti nel rione Mazzini. La speranza di rinascita resta legata alla possibilità di reperire finanziamenti

LECCE – “Che fanno ai Monaci”? La domanda era d’obbligo, non troppo tempo addietro, quando si voleva avere il quadro completo dei film proiettati in città.

Nel raggio di poche centinaia di metri erano tanti i cinema attivi, ma da quando la tecnologia digitale si è progressivamente imposta sulla pellicola tradizionale per quelli più piccoli è iniziato il declino. Uno dopo l’altro non hanno retto la sfida del cambiamento e così le tappe di quel pellegrinaggio laico degli appassionati del grande schermo sono scomparse una dietro l’altra, cedendo il passo a nuove proprietà e attività più remunerative.

Sarebbe potuta andare così anche per l’Antoniano, denominazione formalmente corretta del cinema di via Monte San Michele.  Non tutti sanno, infatti, che nel periodo in cui si coltivava la speranza di ottenere il riconoscimento di Capitale Europea della cultura per il 2019, ai frati minori francescani giunse una proposta allettante: concedere in locazione ad una catena di supermercati gli spazi del cinema, nel bel mezzo del quartiere Mazzini.

L’offerta venne respinta nella convinzione che quel contenitore potesse continuare a essere un punto di riferimento culturale, un polo di aggregazione sociale in una zona della città di impronta spiccatamente commerciale. A distanza di qualche anno però quella persuasione si è rivelata fallace e da fine marzo l’ingresso di via Monte San Michele chiuso con un lucchetto è il segnale della presa d’atto che la realtà, talvolta, non è come la si immagina.

Pochi introiti, molte spese, tra cui quelle necessarie per la digitalizzazione della sala da 450 posti. Qualche proiezione, di tipo tradizionale, è stata fatta ancora per le scuole ma la fruizione cinematografica viaggia da tempo su altri binari e per salire su quel treno bisogna fare investimenti importanti. La speranza di essere ammessi ad un bando regionale si è infranta sul muro dei requisiti di accesso e, in attesa di un eventuale nuovo programma di interventi, la decisione di chiudere e di mandare a casa due dipendenti.

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