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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Reumatologia spostata a Lecce: “Immunodepressi ad alto rischio contagio in pochi metri"

Il reparto trasferito da San Cesario di Lecce i primi di aprile. La denuncia di un lettore, affetto da una malattia reumatica, che deve essere sottoposto a lunghe terapie assieme a diversi altri pazienti

LECCE – Complicazioni al tempo del Covid: persino in dieci nello stesso ambulatorio, immunodepressi compresi, per le terapie. Un lettore, nelle ultime ore, ha voluto infatti segnalare la situazione in cui versa il Reparto di Reumatologia dell’ospedale di San Cesario di Lecce. Presidio che, dai primi giorni di aprile, è stato trasferito presso L’Ufficio vaccinazioni del Poliambulatorio dell’ex “Vito Fazzi” del capoluogo salentino per l'intenzione, almeno fino ad ora, di convertire la struttura del comune dell'hinterland in centro Covid.  

“I locali attuali”- scrive il nostro lettore- “sono assolutamente inadeguati all’espletamento delle terapie dei pazienti immunodepressi e ad alto rischio di contagio da Coronavirus”. Lui è uno dei pazienti che, affetto da una malattia reumatica, si recava a San Cesario di Lecce ogni sei settimane circa, per essere sottoposto a una flebo della durata di tre ore. Ora lo farà a Lecce. Un tempo piuttosto lungo che obbliga il degente a giocarsi una mattinata intera, tenendo anche conto degli effetti collaterali provocati dalle terapie per l’artrite reumatoide come il senso di vertigine, nausea, spossatezza e anche svenimenti e che portano via altro tempo. Vi sono anche dei casi clinici più gravi che, tuttavia, vengono sottoposti alle terapie infusionali in sei, a volte sette per volta. Fino anche a dieci, ai quali si somma l’inevitabile viavai di infermieri e sanitari in servizio. Tutti in un’unica stanza dalle dimensioni ridotte (dai 25 ai 30 metri quadrati) dove è stata allestita anche la postazione degli infermieri e i loro spogliatoi. E non è tutto.

Il video: all'interno del reparto, attualmente trasferito a Lecce

Le flebo vengono iniettate poi su poltroncine di fortuna, lamenta il lettore di LeccePrima.it, mentre molti pazienti “necessiterebbero di lettini di degenza per smaltire gli effetti collaterali dei farmaci”. Inoltre, quello ricavato per la Reumatologia è uno spazio provvisorio, sottratto in parte al servizio di vaccinazione presente sullo stesso corridoio del secondo piano del blocco 3: ciò comporta il continuo passaggio di madri con neonati in braccio che devono recarsi a far vaccinare i figli, in barba ad ogni precauzione per contenere il contagio dell’epidemia in corso. “Noi pazienti, e il personale sanitario che opera per questo reparto prestigioso, siamo mortificati per le condizioni da terzo mondo in cui dobbiamo oggi, e a tempo indeterminato, sottoporci a cure per malattie, quelle reumatiche, altamente invalidanti. Chiedo pertanto l’intervento della Asl di Lecce e delle istituzioni per individuare una sistemazione più dignitosa”, conclude.

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