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Gli olivicoltori di Terra d’Otranto non frenano protesta. “Basta immobilismo su Xylella”

Raduno e manifestazione pacifica tra le campagne di Giurdignano del Movimento olivicoltori Terra d’Otranto per fronteggiare l’emergenza. Anche i sindaci Gravante, Piconese e Rubichi invocano risposte urgenti. Appello del Popolo degli ulivi

GIURDIGNANO - Come annunciato nei giorni scorsi si svolto questa mattina a Giurdignano il raduno con relativa manifestazione pacifica organizzata dal “Movimento Olivicoltori Terra d’Otranto” contro la Xylella e l’immobilismo che blocca chi vive di olivicoltura e tutto il sistema economico connesso. Gli agricoltori e olivicoltori salentini si sono mossi con i loro trattori dalla statale 16 che da Maglie porta ad Otranto, all’uscita di Giurdignano, per far sentire in modo forte la propria voce. Nonostante dovrebbe essere approvato a giorni il decreto ministeriale per fronteggiare adeguatamente i danni cagionati dalla xylella fastidiosa, gli agricoltori aderenti al movimento si   dicono stanchi del mancato ascolto e dei continui rinvii dello stato di calamità e per farsi sentire hanno marciato verso il territorio di Otranto riecheggiando anche l’hashtag #ulividelSalentopatrimonioditutti.  

All’ingresso di Giurdignano, nell’entroterra idruntino le cui campagne e zone sono state colpite dalla xylella, è stato individuato un terreno in cui gli olivicoltori si ritrovati con i loro trattori e mezzi di lavoro e, costeggiando i terreni agricoli giurdignanesi, hanno marciato lentamente verso la vicina Otranto, punto di riferimento del territorio, dove ad essere colpiti non sono solo gli ulivi, ma, anche, le piantagioni delle barbatelle. Alla manifestazione hanno preso parte il sindaco di Giurdignano, Monica Gravante e numerosi altri amministratori del territorio tra cui il primo cittadino di Uggiano La Chiesa, Salvatore Piconese e Leandro Rubichi sindaco di Cannole. In un clima di solidarietà e condivisione della problematica gli amministratori hanno sposato la causa del Movimento degli olivicoltori della Terra d’Otranto, estesa a diversi Comuni, e combattuta da numerosi agricoltori, che da anni già si riuniscono per cercare di trovare, uniti, una soluzione. Un raduno di protesta pacifica che non si pone in contrasto con nessun gruppo o associazione che operino per lo stesso intento, ma che contesta chi continua a non ascoltare le esigenze degli agricoltori, le vere vittime di questa malattia, coloro che veramente stanno subendo tutte le conseguenze economiche ed il mancato guadagno. “Oggi siamo a Giurdignano, con i nostri olivicoltori” ha detto Salvatore Piconese, “al presidio abbiamo parlato del futuro del Salento, dei suoi agricoltori, dei suoi braccianti, dei suoi piccoli produttori e del riutilizzo del suo legname. Abbiamo ribadito che i Comuni saranno al loro fianco, con uno ‘sportello pubblico’ per adempiere a qualsiasi pratica agricola. Si continua ad andare avanti”. Secondo quanto ritengono gli olivicoltori e gli agricoltori aderenti al movimento è necessario che il decreto ministeriale, prima di essere approvato al Senato, venga modificato ed integrato, nelle parti in cui è carente, e i sindaci dell’entroterra idruntino supportano la battaglia (alla quale si sono affiancati anche i gilet arancioni e il Popolo degli Ulivi), perché conoscono il territorio e le esigenze di cui il comparto agricolo ha bisogno.

“La xylella è una malattia che ha colpito il nostro territorio e, dopo anni, continua ad estendersi mietendo vittime” ha ribadito il sindaco di Giurdignano, Monica Gravante, “gli alberi d’ulivo secolari, tramandati da generazione in generazione, che hanno caratterizzato il territorio costituendo per secoli la primaria fonte di economia per tutte le famiglie, sono stati colpiti mortalmente. Quello della xylella, oggi, è divenuto un dramma di risonanza nazionale e non può più lasciare nessuno nell’indifferenza. Come sarà il territorio di Giurdignano senza ulivi? Come sarà il Salento senza ulivi? Cosa faranno i frantoiani, gli olivicoltori, i potatori? Una vera e propria crisi di identità, uno sconforto ed una sofferenza profonda ci unisce fortemente al Movimento degli olivicoltori di Terra d’Otranto” conclude il primo cittadino, “ci muoviamo uniti e dandoci forza a vicenda e facendo appello a tutti coloro che sono sensibili al bene del territorio. Chiediamo, pertanto, che tutti si uniscano alla nostra voce così che possa divenire unica e forte e possa superare qualsiasi confine, perché il tempo è scaduto e le risposte devono arrivare senza più rinvii”.

Popolo degli Ulivi: “Soluzioni inadeguate, gli alberi vanno curati”

Anche la comunità attiva de “Il Popolo degli ulivi” ha solidarizzato con la lotta dei contadini scesi in strada a Giurdignano, comprendendo la loro esasperazione per i ritardi e per “l’inefficienza di chi, chiamato a cercare soluzioni, non solo non le ha trovate, ma ha scaricato sui proprietari terrieri la sua negligenza”. Il Popolo degli ulivi si è affiancato al raduno e alla manifestazione pacifica facendo sentire la sua voce.  “A Giurdignano, alcune decine di contadini hanno manifestato la loro esasperazione e la loro rabbia per la lentezza delle nostre istituzioni nell’intervenire a loro sostegno per il gravissimo problema del disseccamento degli alberi che da anni ormai attanaglia la nostra olivicoltura” scrivono in una nota gli attivisti, “nessun tentativo, è stato fatto per salvare i nostri alberi da parte di chi era chiamato a farlo, nessun tentativo di tutelarli da parte delle nostre istituzioni. Nonostante le nostre prime segnalazioni risalgano al 2007, chi era chiamato a vigilare e a decidere ha lasciato che il problema dilagasse. Le soluzioni che vengono proposte dalle associazioni di categoria e dalle istituzioni locali rischiano, oltretutto, di essere peggiori del male: sono sotto gli occhi di chiunque abiti la provincia di Lecce gli alberi di leccino secchi o colpiti da disseccamento”.

Secondo le tesi reiterata da il Popolo degli Ulivi dare “pochi spiccioli ai contadini per sradicare i propri alberi di ulivo per reimpiantare varietà come favolosa e leccino, bisognose di cure continue, di molta acqua, di fertilizzanti e pesticidi, significa condannare questi contadini, le cui casse sono già stremate da anni di inattivismo ad investire ingenti risorse proprie per vedere poi i nuovi impianti, molto probabilmente, seccare prima ancora di entrare in produzione. Noi continuiamo a ribadire che l’unica soluzione è nel curare gli alberi” insistono gli agricoltori, “visto i numerosi esempi virtuosi di alberi curati che vegetano e producono normalmente. Estendere questi esempi, approfondire la ricerca, sostenere i proprietari di alberi malati, riconoscere il giusto prezzo al prodotto sono le misure necessarie per uscire da questa emergenza”. Il popolo degli ulivi, inoltre, crede sia opportuno, che i fondi che il Governo sta stanziando per i contadini finiscano veramente nelle tasche dei produttori danneggiati, e che le pratiche per i finanziamenti vengano espletate da uffici pubblici e non dai patronati, né dei sindacati né delle associazioni di categoria, le cui trattenute finirebbero con il ridurre i già esigui fondi.

“Chiediamo anche che il Governo riveda in Senato la norma che rimborsa ai braccianti agricoli i contributi pensionistici e la disoccupazione agricola solo per il 2019 ed il 2020” invocano da il Popolo degli Ulivi, “i braccianti, in molte zone della provincia di Lecce, non riescono a raggiungere i contributi necessari già dal qualche anno. Rifarsi al dato del 2018, esclude, di fatto, dal conteggio chi ha perso giornate lavorative già nel 2016. I braccianti sono l’anello più debole della catena, vivono delle giornate lavorative svolte, hanno diritto a non essere presi in giro e a vedersi riconosciute tutte le giornate perse. Magari, se proprio bisogna tagliare da qualche parte, che vengano tagliati i rimborsi alle aziende che hanno avuto accesso, in questi anni, in altri modi, a finanziamenti pubblici . L’impianto normativo, pensato dalle associazioni di categoria e dalle grandi aziende agricole, applicato dalle istituzioni a vari livelli” conclude la nota, “spinge chiaramente la nostra agricoltura verso la produzione intensiva e verso la concentrazione della terra in grandi latifondi. Noi contrastiamo in maniera forte questo progetto, difendiamo la piccola proprietà della terra e vogliamo norme che la rendano efficiente e remunerativa per chi la coltiva. Facciamo appello ai contadini che in questi giorni portano giustamente in piazza la loro rabbia a fare attenzione a chi, facendo finta di stare al loro fianco, cerca di metterli nella condizione di rinunciare alla loro terra: non fatevi strumentalizzare da chi vuole usare contro i vostri stessi interessi la vostra esasperazione”.

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