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Sicurezza e lavoro, i sindacati: "Riflettori puntati sui cantieri complessi"

L'incidente mortale di Pisignano riapre in maniera forte il dibattito. Uno dei nodi sono i contratti applicati e la difficoltà nell'operare controlli. Severo monito dell'arcivescovo di Lecce

LECCE – Più sicurezza, più controlli, più rigore. Perché, come dice Antonio Perrone, segretario territoriale della Cisl di Lecce, “il cordoglio non è più sufficiente”. La morte di un operaio nel cantiere d’interconnessione Snam nei pressi di Pisignano, frazione di Vernole, ha riaperto il dibattito, in realtà mai sopito, sulle morti bianche. Un dibattito che oggi assume toni netti di tutte le sigle sindacali.

“Non si può più continuare ad assistere inermi dinanzi a questa strage silenziosa. Occorre mettere in campo una forte azione sinergica tra tutti gli attori istituzionali, e non solo, per un’efficace campagna di prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro. Servono maggiori controlli, soprattutto sui cantieri dove operano congiuntamente più imprese, e maggiori sanzioni”, aggiunge Perrone, che chiede l’attivazione di un tavolo di confronto tra associazioni datoriali, organizzazioni sindacali, enti istituzionali come Itl, Inail e Spesal, per l’elaborazione di un piano territoriale sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Insomma, servono “interventi rapidi e soprattutto incisivi, ormai non più procrastinabili”. 

"Rilfettori sui cantieri complessi"

Toni forti usa Valentina Fragassi, segretario generale della Cgil Lecce, che chiede ancora una volta alle autorità di “accendere i riflettori sulla sicurezza nei cantieri della provincia, in particolare su quelli complessi, come il cantiere del gasdotto Tap”. “L’incidente odierno è accaduto dove si lavora all’interconnessione della rete Snam con Tap. Conosciamo la sensibilità del prefetto Maria Teresa Cucinotta su questo tema e per questo – prosegue - chiediamo la convocazione di un incontro urgente alla Prefettura: nel 2020 è inconcepibile morire di lavoro”.

“Nei cantieri complessi, purtroppo – aggiunge Valentina Fragassi -, si incrociano una molteplicità di contratti collettivi nazionali che rendono difficoltosa l’azione di rappresentanza sindacale e il monitoraggio sulle condizioni di sicurezza: contratto metalmeccanico, ma anche edile, dell’energia o contratto multiservizi. La frammentarietà della normativa applicata e lo spacchettamento delle lavorazioni sono fattori di rischio, così come un’organizzazione del lavoro che ricorre spesso a turni massacranti e a ritmi di lavoro sempre più elevati per rispettare le scadenze”.

Chiedendo, quindi, “l’applicazione armonica della normativa in tema di sicurezza sul lavoro, tanto nel grande cantiere del gasdotto Tap-Snam quanto negli altri cantieri in cui convivono più aziende, che applicano vari contratti e che non sempre consentono ai lavoratori di ottenere tutela e assistenza”, Fragassi ritiene che tutti i cantieri debbano essere “accessibili per le dovute e doverose verifiche, senza rendere talune zone di lavoro vere e proprie roccaforti militari. Non bisogna infatti dimenticare – conclude nel suo intervento - che nessuna opera, per quanto grande e strategica venga definita, vale una vita umana”.

"Sicurezza sul lavoro, una priorità assoluta"

Paolo Capone, segretario generale della Ugl, dal canto suo, rinnova “l’invito al Governo a considerare la sicurezza dei lavoratori una priorità assoluta e a definire una seria ed efficace riforma al riguardo. Il sindacato che rappresento – aggiunge - è attivo sul territorio con la manifestazione ‘Lavorare per vivere’, volta proprio a sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno delle ‘morti bianche’. Un fenomeno – conclude - da contrastare con misure urgenti”.

Il monito dell''arcivescovo di Lecce

Anche l'arcivescovo di Lecce, Michele Seccia, è intervenuto sulla tragica vicenda: “E' un peccato grave non investire in sicurezza e prevenzione mettendo a rischio la vita di tante persone che pur di sopravvivere in una terra affamata di lavoro si accontentano anche di condizioni inaccettabili. Saranno le autorità competenti a stabilire le responsabilità di quanto accaduto ma noi cristiani non possiamo lavarcene le mani. Siamo tutti corresponsabili quando un giovane ci lascia come è successo per Simone perché il lavoro è per la dignità della persona. Il lavoro è per la promozione umana. Il lavoro è per la vita”.

“Sulla vicenda del gasdotto - ha aggiunto poi - ribadisco quanto già espresso fin dal mio arrivo nel Salento: ci saranno davvero benefici per questa terra e per la sua gente? Se accanto agli altri dubbi già ben noti dovesse aggiungersi anche quello della sicurezza e della difesa della vita umana, la questione potrebbe assumere contorni ancor più preoccupanti”.

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