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Tessitura, Caroli nella fabbrica occupata. Una vendita nel futuro?

Stipendi e posto di lavoro sono le priorità. I lavoratori dicono no allo scorporo. E si sta meditando sulla vendita dell'azienda

MELPIGNANO – Lo sciopero dura ormai da cinque giorni. E il presidio permanente all’interno, da tre. Da giovedì, 22 novembre, precisamente. L’occupazione di una fabbrica non si vedeva da tempo, nel Salento. Segno che la preoccupazione dei lavoratori è immensa. Ma i lavoratori della Tessitura del Salento Industriale, a Melpignano, non arretrano di un passo.  Una battaglia, la loro, che ha due obiettivi: recuperare nell’immediato gli stipendi maturati e restare legati al posto di lavoro.

E’ quanto ribadito al presidente della task force regionale, Leo Caroli. Questa mattina si è recato in fabbrica per manifestare la sua vicinanza al personale. E per  avere informazioni dirette. Serviranno a farsi un quadro su una vertenza complessa.

S’è svolta quindi una breve e intensa assemblea. Caroli ha parlato con i dipendenti, assorbendo il clima di paura e frustrazione per l’incertezza piombata su di loro da un paio di settimane in qua. Erano presenti a dare manforte anche i rappresentanti sindacali aziendali, la segretaria generale della Cgil di Lecce, Valentina Fragassi, e il segretario generale della Filctem Cgil di Lecce, Franco Giancane, che ha parlato a nome dei segretari generali di Femca Cisl, Sergio Calò, e Uiltec Uil, Fabiana Signore.

Il nodo stipendi

I lavoratori non hanno ancora ricevuto il 50 per cento dello stipendio arretrato promesso dall’azienda. Che aveva fornito rassicurazioni, in tal senso. Si suppone che i bonifici arrivino a destinazione all’inizio della prossima settimana. Ma il problema più grosso è la restante metà del salario arretrato. E gli stipendi che vanno maturando: novembre e la tredicesima. Tredicesima che sembra assolutamente da escludere, stando a quanto riferito dai dirigenti aziendali. Manca liquidità.

Prospettive future

Ma quali sono le prospettive? Qui, c’è un buco nero. I lavoratori hanno rappresentato uno scenario simile a un tunnel del quale non si vede una via d’uscita. L’azienda, stando a quanto riferiscono i sindacati, avrebbe giustificato il mancato pagamento con le modeste dimensioni del fatturato e la mole della produzione. Tanto bassa da non giustificare un personale composto a oggi da 117 dipendenti.

Eppure, si è obiettato, vi sono state di recente aperture di nuove linee produttive e in più investimenti cofinanziati dalla Regione Puglia, con macchinari altamente tecnologici transitati da Melpignano e giunti negli stabilimenti del Nord del Gruppo Canepa. Ma sembra che la crisi di Tessitura del Salento Industriale sia strutturale, essendo diventata, nonostante il progetto Kitotex, un’azienda faconista del Gruppo Canepa.

Lo stabilimento di Melpignano, infatti, riceve commesse dalla sola “azienda-madre”. E qui si innestano altri problemi che la task force regionale si impegna a trattare a partire dal 3 dicembre. In quella data, a Bari, saranno convocati azienda e sindacati. Si discuterà di varie cose. Partendo dal problema che essere dipendenti da una sola commessa rende difficoltosa la permanenza sul mercato. E considerando l’ipotesi di una vendita. Sindacati e lavoratori sembrano uniti nel respingere l’ipotesi di scorporo dell’azienda dal Gruppo Canepa. Per esempio, con la cessione di qualche ramo.

Il ruolo della task force

Caroli ha tenuto a precisare che a trattare con la Regione dovranno essere soltanto azienda, sindacati e lavoratori. Ha assicurato il massimo impegno sulla vertenza e chiarito che farà il possibile per dare certezze per il futuro, possibilmente trovando un acquirente che conosce il settore tessile per garantire il mantenimento del posto di lavoro a tutti i dipendenti.

Allo stesso tempo, cercherà una soluzione per non far perdere reddito ai lavoratori nella fase di transizione da una proprietà all’altra. Infine il passaggio sulle operazioni di “transito” di macchinari da Melpignano verso Nord. Caroli promette una verifica approfondita sul rispetto dell’accordo di programma “Kitotex 1”, tenendo presente che sono in piedi tavoli per la sottoscrizione di un secondo progetto. Se non arriveranno in tal senso le risposte attese, la Regione chiuderà i rubinetti dei fondi e chiederà la restituzione del finanziamento fin qui erogato.

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