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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Farmaci e dispositivi scaduti, Ordine dei medici: “La presenza non equivale all'utilizzo”

Il presidente della categoria ha divulgato una nota agli organi di stampa, per chiarire la vicenda. La pubblichiamo integralmente

LECCE - Sulla notizia del ritrovamento di farmaci e devices scaduti in alcuni reparti del “Vito Fazzi” di Lecce, interviene l’Ordine dei medici e dei chirurghi della provincia di Lecce. Donato De Giorgi, il portavoce dei categoria, ha infatti inviato una nota agli organi della stampa, per fare chiarezza sulla polemica successiva all’ispezione dei carabinieri del Nas nella struttura sanitaria leccese. La riportiamo integralmente, qui di seguito.

"È evidente che se qualcuno ha sbagliato (per omissione, superficialità, ecc) dovrà rispondere nelle sedi opportune e siamo convinti che l’Asl saprà essere, come sempre, intransigente e corretta, anche nel fornirci eventuali elementi sanzionatori che dovessero risultare a carico di nostri iscritti. La presenza di materiale scaduto non è naturalmente equivalente al suo utilizzo, specialmente quando questo è riposto in zone lontane dallo svolgersi delle abituali procedure, ma vi è naturalmente un maggior rischio (sebbene molto remoto) che questo possa realmente avvenire o sia avvenuto. Evitando processi e sentenze sommarie, saranno solo le ulteriori indagini a stabilire tale evenienza con certezza, tramite il sistema della tracciabilità (un ulteriore sistema per la sicurezza del cittadino, che consiste nella documentazione in cartella, tramite un talloncino che accompagna il prodotto “monouso” o certifica la sterilità del dispositivo “poliuso”).

Vi è poi un argomento particolarmente interessante, specialmente in un periodo di risorse sempre più limitate e contingentate: quello economico, legato allo spreco di prodotti (spesso costosi) che scadono, senza essere utilizzati. Il problema non è di semplice soluzione, né limitato alla sanità. Da una parte la stampa giustamente faceva notare, alcuni giorni fa, che un reparto di Pediatria di un ospedale salentino era rimasto sprovvisto di antibiotici il sabato sera (farmaci “nominativi” e a scadenza breve), dall’altra la stessa stampa sottolineava come insopportabile lo sciupio di prodotti che scadevano prima dell’utilizzo. La criticità del problema è rappresentata dal fatto - dimostrato dalla scienza gestionale delle risorse - che questo evento, se in misura limitata, sia inevitabile. Siccome risulta che in effetti la quantità dei prodotti in scadenza o scaduti sia assolutamente irrisoria, ciò deve essere ascritto ad una intelligente gestione di farmacisti, amministratori, coordinatori, medici, ecc.

D’altra parte la rilevanza del problema travalica il contesto sanitario, dove da tempo siamo abituati ed attenti all’utilizzo efficiente delle risorse, per investire un aspetto non trascurabile culturale, sociale ed economico: la pericolosità e negatività della “cultura dello scarto” potrebbe essere solo rappresentata in maniera paradigmatica da quanto cibo buttiamo, mentre siamo infastiditi da chi letteralmente muore di fame. È evidente che le indagini promosse a tappeto dalla Asl su tutte le strutture sanitarie salentine possono apparire simile al famoso allevatore che riparò il recinto dopo la fuga dei buoi, ma se guardiamo da altro punto di vista possiamo “leggere” questo come la capacità di imparare dagli errori, intesi come la più grande opportunità che l’uomo ha per migliorarsi: è per tale motivo che il medico ogni giorno deve andare “a scuola” del rischio clinico. Il rischio zero non esiste in nessuna attività umana.

Anche se ci dimostrano con dati alla mano che l’aereo è il mezzo di locomozione più sicuro, non si può evitare, sia pure per un attimo, di pensare al volo come ad una incerta avventura. La medicina (e soprattutto la chirurgia) ha imparato molto dalle scienze legate alla sicurezza cibernetica (basti pensare alle check list operatorie) per ridurre al minimo possibile il rischio, istituendo molti e accurati controlli.  È ingeneroso narrare la sanità salentina unicamente come una trappola insicura per i cittadini, perché questo ingenera (al di là delle necessità commerciali della stampa) sfiducia e delegittimazione, sino alla conflittualità. Insicurezza, scarsa autostima e serenità che si espande e coinvolge anche i medici, che si sentono “circondati in un attacco concentrico” facendo scadere la qualità dell’atto medico stesso.

Sappiamo bene che una foresta che faticosamente cresce non fa rumore, né notizia, ma siamo sicuri che il silenzio dei “piccoli” eroismi di tantissimi operatori sanitari, i successi quotidiani nascosti con dignità, i miracoli realizzati con discrezione nel disagio, l’umiltà di imparare dagli errori sono la qualità vera che diamo alla nostra nobile professione, offerta come servizio al cittadino, è il valore stesso che attribuiamo alla salute e alla vita”.

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