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Papa Francesco sulla tomba di don Tonino Bello: “Al primo posto la dignità del lavoratore”

Era ancora buio quando, a migliaia, hanno raggiunto il campo allestito ad Alessano per l’evento. Il vescovo Angiuli ricorda il flagello ambientale, don Ciotti parla di don Tonino come di un “profeta”

ALESSANO - Una solenne esortazione alla giustizia sociale, com’è da sempre nel suo stile, oltre a  una stilettata al profitto prodotto con avidità.  Un bagno di folla e un continuo scrosciare di applausi per Papa Francesco. Dalle 4 del mattino, a migliaia hanno raggiunto l’area allestita per il grande evento, nelle vicinanze del cimitero dove è sepolto don Tonino Bello.  Il “blitz” salentino è stato organizzato e voluto dall’Arcidiocesi di Ugento e Santa Maria di Leuca, in occasione del 25esimo anniversario della morte del religioso alessanese. 

Quella di questa mattina è stata la prima delle due tappe pugliesi: dopo Alessano, infatti, il pontefice raggiungerà in elicottero Molfetta e poi, da Bari, farà direttamente ritorno in Vaticano. Nei pressi del porto della cittadina barese, dove don Tonino ha ricoperto la carica di vescovo, è stato allestito un altro palco, dove sarà celebrata la santa messa. Bandiere delle pace e bouquet di fiori sono stati piazzati all’esterno delle abitazioni del comune del Capo di Leuca, dove nella serata di ieri si è anche svolta una veglia, come simbolo di accoglienza per Papa Bergoglio e per omaggiare lo spirito del  don Tonino Bello, dai natali alessanesi e che fece proprio della pace uno dei suoi pilastri teologici. Presidente nazionale di Pax Christi, seguì un percorso pastorale che lo condusse nel solco radicale, e coerente, della scelta degli ultimi e dell’impegno per la pace e la non violenza.

Video: calorosa accoglienza per il Papa nel Salento

E’ su questi temi che prima don Salvatore Leopizzi, sacerdote a Gallipoli, poi  don Luigi Ciotti, padre dell’associazione “Libera” contro le mafie hanno ricordato il vescovo di Molfetta. “Costruire percorsi di verità e giustizia. Don Tonino oggi è vivo e direbbe all’Italia di non vendere le armi, ma di esportare la pace”.  Parole che hanno arroventato emotivamente un’atmosfera già calda da quando il sole è sorto. Intermezzati dal coro di Alessano e dai suoi musicisti, i momenti di attesa si sono attenuti a quelli messi in conto. Fatta eccezione per un lieve rallentamento nella frenetica tabella di marcia: il pontefice, a bordo di un mezzo aereo partito questa mattina da Ciampino, è giunto infatti a destinazione, l’aeroporto militare di Galatina, con una ventina di minuti in ritardo. Da lì, Papa Francesco è salito su un elicottero che lo ha portato ad Alessano nei tempi stimati: undici minuti totali, tra decollo e atterraggio.

Ad accoglierlo, quando l’elicottero si è intravisto in lontananza, circa 13mila fedeli, tra i quali numerosi esponenti politici e primi cittadini. Accompagnato da monsignor Vito Angiuli, vescovo di Ugento, vescovo della Diocesi Ugento-Santa Maria di Leuca e da Francesca Torsello, sindaco di Alessano. Un pubblico numeroso che ha spento immediatamente il brusio, per consentire a sua Santità una introspettiva e silenziosa parentesi di preghiera. Il papa si è recato dapprima sulla tomba di don Tonino Bello, all’ingresso del cimitero comunale, per un momento contemplativo. Salito sulla Papamobile, ha raggiunto il palco tra la folla. Tantissimi bambini hanno sventolato bandierine e lanciato palloncini in cielo.

Le foto della storica visita di Francesco

Un momento di estasi collettiva interrotta dalle prime parole pronunciate da monsignor Angiuli. Quest’ultimo, nell’accostare la vicinanza tra le due figure religiose – quella di Francesco e quella di don Tonino, ha posto l’accento sui gravi problemi che affliggono il territorio salentino: da quello della Xylella, “che ha devastato la bellezza dei nostri alberi”, al “ricorrente tentativo di deturpare il mare”. E, ancora, la precarietà e la mancanza di lavoro, così come per le migrazioni di molti giovani e interi nuclei familiari.  Dopo il vescovo di Ugento, in un crescendo di commozione tra i fedeli,  è stata la volta di Francesco. Un toccante monologo sulla povertà, sulla vocazione di pace che appartiene alla penisola salentina. “Don Tonino la chiamava terra-finestra, perché dal Sud dell’Italia si spalanca ai tanti sud del mondo”, ha ricordato. “Di questa amata terra che cosa don Tonino ci potrebbe ancora dire? Questo credente con i piedi per terra e gli occhi al Cielo, e soprattutto con un cuore che collegava Terra e Cielo, ha coniato una parola originale: contempl-attivi. Con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione”.

Al termine del suo discorso (che potrà essere ascoltato sulla nostra pagina Facebook) tra gli applausi incessanti, gli sono stati anche consegnati dei doni. Oltre al quadro raffigurante la Madonna de Finibus Terrae, anche una stola e un grembiule realizzati dalle donne di Alessano. Un omaggio metaforico a quella “chiesa del grembiule”, al servizio dell’umanità. Concetto ribadito e rafforzato anche dal pontefice che, alla comunità salentina, ha rammentato: “Una Chiesa per il mondo, non Chiesa mondana. Ma per il mondo”. Frase che ha ripetuto per due volte, perché la memoria collettiva di questa giornata storica non venga più dispersa.

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