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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Lavoro e retribuzioni dopo la laurea: resta notevole il gap dalle sedi del Centro Nord

Il 20esimo rapporto del consorzio AlmaLaurea conferma il divario degli atenei meridionali. In calo il tasso di disoccupazione per chi studia all'Università del Salento

LECCE – Secondo l’analisi del consorzio AlmaLaurea l’Università del Salento presenta una tasso di disoccupazione relativo ai suoi laureati inferiore a quello medio registrato negli altri atenei del Mezzogiorno d’Italia, ma il gap rispetto alle sedi del Centro Nord resta notevole.

Il dato, contenuto nel 20esimo rapporto su “Profilo e condizione occupazionale dei laureati", conforta comunque il rettore, Vincenzo Zara: "Il rapporto AlmaLaurea è una fotografia del territorio in cui viviamo, un’area del Sud Italia che non offre molte opportunità per i giovani laureati soprattutto se paragonata al resto del Paese. Pertanto i dati non vanno interpretati confrontandoli con quelli nazionali, ma letti tenendo conto della reale situazione in cui viviamo: un Mezzogiorno in cui esistono seri problemi di occupazione e che si scontra quotidianamente con un tessuto economico ed imprenditoriale che non può contare su ingenti risorse. Nonostante questo il nostro Ateneo, pur con mezzi che non sono equiparabili a quelli di cui dispongono le Università del Nord, si sta impegnando a mettere in atto nuove strategie che impediscano la fuga di cervelli e spronino i nostri studenti a restare, a lavorare per lo sviluppo del Salento. I primi risultati di questo percorso, sicuramente ancora lungo e difficile, sono già evidenti come testimonia il calo del tasso di disoccupazione".

Il profilo dei laureati nel 2017

Per quanto concerne il profilo, sono stati presi in esame i casi dei 3118 laureati nel 2017, la maggior parte dei quali di primo livello (1918). L’ateneo salentino conferma una forte identificazione col territorio: solo il 3,1 per cento dei laureati, infatti, viene da un’altra regione mentre appeno lo 0,5 per cento è di nazionalità estera (3,5 la media nazionale). Del resto, gli atenei meridionali hanno una scarsa capacità di attrazione: il 23,9 per cento degli stessi universitari nati nelle regioni del Mezzogiorno ha scelto una sede nel Centro o nel Nord del Paese. L’età media di chi si laurea a Lecce è di 26 anni e tre mesi (25 anni e tre mesi per il primo livello, 27 anni e 9 mesi per i laureati biennali magistrali). La media nazionale è nel complesso di 26 anni (24,8 per il primo livello, 27,4 per i laureati biennali).

Poco meno della metà si è laureato in corso (49,2 per cento contro il 51,1 del dato nazionale), con una media voto di 103 (100,1 per il primo livello, 109,4 per i magistrali biennali). Il 9,5 per cento dei laureati nel 2017 ha svolto un’esperienza di studio all’estero (a livello nazionale la media è dell'11,1)  mentre il 57,6 per cento ha lavorato durante il corso di studi. Nel complesso il 90,4 per cento dei laureati del 2017 si è dichiarato soddisfatto della propria esperienza universitaria (88,1 per cento a livello nazionale), mentre il 66,9 per cento sceglierebbe ancora lo stesso ateneo e il medesimo corso di studi.

La condizione occupazionale

L’analisi della condizione occupazionale (lavoro o formazione retribuita) ha preso invece in esame circa 6mila laureati di cui i 2mila e 16 laureati triennali del 2016, i 985 laureati biennali del 2016 intervistati un anno dopo il conseguimento del titolo e i 1307 laureati biennali del 2012 intervistati cinque anni dopo. Di coloro che si sono fermati alla laurea triennale (il 27,3 per cento dei casi), il 53,6 per cento ha un lavoro con una retribuzione media di 940 euro (1359 la media nazionale). Il tasso di occupazione è del 53,6 per cento contro il 71,1 a livello nazionale. Il tasso di disoccupazione è del 32, per cento a fronte del 17,4 come media nazionale.

Tra i laureati biennali magistrali del 2016 il tasso di occupazione è del 61,4 per cento mentre la media nazionale è del 73,9. Quello di disoccupazione è pari al 25,8 contro il 16,4 su scala nazionale. La retribuzione media è di mille e 39 euro. Dei 1307 laureati biennali del 2012, intervistati dunque cinque anni dopo la laurea, il tasso di occupazione è del 75,6 per cento a fronte di quello nazionale di 87,3. Il tasso di disoccupazione è del 14 per cento contro il 6,9 di media nazionale. La retribuzione è pari a 1192 euro e poco meno del 70 per cento lavora nel mercato privato. Sul piano nazionale lo stipendio medio dei biennali è di mille 428 euro.

Vita più facile per gli ingegneri

Complessivamente, il 55,5 per cento dei laureati dell'Università del Salento intervistati, ritiene il titolo conseguito efficace per lo svolgimento del proprio lavoro. Le discipline ingegneristiche sono quelle maggiormente premiali in termini di possibilità di trovare un lavoro, con un tasso di occupazione che sfiora il 95 per cento, oltre venti punti percentuali sopra la media. I laureati in Ingegneria hanno inoltre un miglior inquadramento contrattuale: solo l’8,7 lavora con un contratto “non standard”, mentre il 79,7 per cento ha un contratto a tempo indeterminato; la retribuzione è di circa 400 eruo superiore alla media.

Tra i laureati in scienze sociali, sono quelli dell’area economico-statistica a trovare più facilmente lavoro con un tasso di occupazione dell’81,3 per cento e un tasso di disoccupazione dell’8,8 per cento; I laureati dell’Università del Salento lavorano soprattutto nel settore privato; solo i laureati in discipline scientifiche lavorano prevalentemente (per il 66,7 per cento) nel settore pubblico, che offre lavoro anche al 42,2 per cento degli occupati laureati in discipline letterarie. Nel non profit lavora mediamente solo il 7,8 per cento dei laureati, ma il settore offre lavoro al 25,4 per cento dei laureati in discipline per l’insegnamento, e al 15,7 per cento dei laureati in discipline politico-sociali.

“I dati del rapporto AlmaLaurea – ha commentato Angelo Salento, delegato del rettore al Job Placement - confermano il forte vantaggio occupazionale dei laureati, anche in contesti territoriali economicamente deboli, ma anche la forte correlazione fra mercati del lavoro locali e occupazione dei laureati, che penalizza i laureati dell’Università del Salento come quelli di tutte le Università del Mezzogiorno. È per questo che il rapporto fra università e tessuto produttivo si deve irrobustire e il job placement dei laureati deve essere considerato un impegno per tutti gli attori del territorio: università, imprese, istituzioni. È quanto abbiamo iniziato a fare in questi anni, bisogna adesso incrementare questo percorso”.

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