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"Sospesi i colloqui skype con i parenti": monta la protesta nel carcere

"Il ministro intervenga per risolvere le lacune organizzative del sistema penitenziario italiano e per migliorare le condizioni del personale di polizia": l'appello del sindacato Osapp

LECCE – Tensione nella casa circondariale di Lecce per una protesta dei detenuti che ha messo in allarme la polizia penitenziaria. Nei giorni scorsi, racconta il sindacato Osapp, circa 500 detenuti hanno cominciato a sbattere contro le inferriate alcuni oggetti recuperati nelle celle provocando rumore per circa un'ora.

Il motivo? "I detenuti non hanno accolto positivamente la circolare di sospensione del sistema skype che consentiva di tenersi in contatto con le famiglie -  spiega il sindacato -. Questa circolare rafforza ancor di più la nostra convinzione che l'amministrazione penitenziaria versi nel caos e nella disorganizzazione”.

La protesta ha rappresentato l'occasione per una riflessione a tutto tondo sul sistema carcerario nazionale che, secondo il segretario generale Pasquale Montesano, sconta lacune gestionali ed organizzative: “L'escalation di eventi critici dimostra quanto si sia perso di vista il significato e la finalità delle pene detentive per chi deve scontare il proprio debito nei confronti della collettività”.

“Ci amareggia notare come ai massimi livelli istituzionali si minimizzi la rilevanza di tali episodi”, prosegue il sindacalista.
 
Il dito è puntato contro il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che continua a esprimere “vicinanza e gratitudine alla polizia penitenziaria, fornendo peraltro numeri parziali che non tengono conto del gravissimo fabbisogno degli organici, senza però predisporre azioni concrete che risollevino il sistema penitenziario”.

“Il governo deve prendere in mano la situazione – insiste Montesano – e migliorare l'efficienza della macchina amministrativa penitenziaria per due motivi: costruire un carcere orientato alle esigenze di sicurezza della collettività e sciogliore i nodi delle condizioni di lavoro del personale di polizia penitenziaria, scrivendo la parola fine sugli errori del passato”.

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