A fuoco le autovetture di parenti del condannato che fece rivelazioni
E' successo a Squinzano alle prime ore di domenica. L'uomo, 35enne, è detenuto ai domiciliari in una località segreta
SQUINZANO – Lui è recluso ai domiciliari, in una località segreta, per precauzione, e non è soggetto a protezione. Antonio Pierri, 35enne di Squinzano, ha raggiunto nel tempo lo status di dichiarante (passo che precede quello della collaborazione), svelando ai magistrati alcuni retroscena circa i traffici di soggetti legati alle frange del nord del Salento della Sacra corona unita.
E’, infatti, fra i coinvolti nell’operazione “Vortice-Déjà Vu”, una delle più vaste retate degli ultimi anni. E potrebbe essere stato un segnale rivolto a lui, qualora fosse accertato il dolo, quanto avvenuto alle prime ore di domenica. Poco prima dell’alba, infatti, a Squinzano, in via Ungaretti, sono andate a fuoco due autovetture. Si tratta di un’Opel Astra e di una Fiat Panda, veicoli di suoi familiari stretti: sorella e madre.
Le fiamme, l’altra notte, sono state domate dai vigili del fuoco del distaccamento di Veglie. I veicoli erano vicini, ragion per cui le fiamme si sono propagate in breve su entrambi. E sul posto sono poi intervenuti i carabinieri per avviare gli accertamenti. Una ritorsione verso Pierri? E’, ovviamente, una delle ipotesi al vaglio, quella – almeno in apparenza - più solida, ma non si possono ancora escludere altri motivi.
Una cosa è certa. La famiglia di Pierri, che in appello è stato condannato a quatto anni e quattro mesi, anche in passato è stata colpita da atti incendiari. Sempre l’auto della madre, una vecchia Fiat Panda, andò distrutta in un rogo nel giugno del 2015, quando il giovane era ancora indagato nella maxi-inchiesta sui clan.