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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Parabita

"L'acqua del canale inonda le abitazioni": la denuncia arriva da Parabita

Luigi Boellis porta avanti da anni una battaglia contro il degrado di un canale, sulla provinciale 361

PARABITA – Il canale di bonifica non viene pulito a fondo, scatenando le proteste dei residenti lungo la strada provinciale 361 di Parabita. La vicenda è annosa ed è stata portata alla ribalta delle cronache da un cittadino, Luigi Boellis, che si è rivolto a Lecceprima.it per denunciare “una situazione di degrado ed incuria” che interessa l’area circostante al canale gestito dal consorzio Ugento e Li Foggi, all’altezza del chilometro 20.

Lungo quella strada vicinale, ad uso di privati, insiste l’alveo del canale che, a detta dell’artigiano che ha documentato con prove fotografiche e sopralluoghi la situazione, “versa nell’incuria più assoluta”. “Il canale è zeppo di erbacce e cespugli, al suo interno sono cresciuti persino degli alberi ad alto fusto e si trovano rifiuti di ogni tipo gettati da persone con scarso senso civico – spiega Boellis -. I residenti di quella zona vivono quindi a ridosso dei detriti che si accumulano, impedendo il normale deflusso delle acque piovane”.

Accade quindi che, in assenza di un’accurata pulizia, l’acqua piovana tracimi dal canale arrivando sino alle abitazioni circostanti. “Il garage seminterrato della mia abitazione – puntualizza – si è allagato più volte proprio perché l’acqua del canale non riesce a defluire regolarmente. Ed è assurdo che il Consorzio ci chieda di pagare delle tasse annuali per un servizio che non è garantito al 100 percento. Saremo ben lieti di pagare il dovuto, ma solo quando vedremo il sito ripulito da erbacce e sterpaglie. Non possiamo permettere che le macchine vengano inondate di acqua e fango quando piove e addirittura sostenere economicamente un servizio che non ci viene reso”.

A detta di Boellis, questa situazione si trascinerebbe da decenni e, “nonostante le esasperanti comunicazioni e solleciti, i preposti alla direzione consortile non hanno mai preso in considerazione la pulizia del canale”. “Eppure – aggiunge lui – la legge obbliga i confinanti di terreni e siti a tenere puliti tali confini”. I terreni su cui insiste il problema, è utile ricordarlo, furono espropriati nei primi anni ’70 proprio per permettere la costruzione di tale infrastruttura. Che però, stando alla denuncia presentata da Boellis presso la Procura della Repubblica, non sembra svolgere adeguatamente la propria funzione.

Come se non bastasse, all’interno dell’alveo “hanno nidificato e proliferato roditori di notevoli dimensioni che persino le bisce temono”. La situazione generale del canale è stata documentata attraverso alcune foto e confermata dalla polizia municipale di Parabita che ha effettuato un sopralluogo nel 2007. Nell’estate di quell’anno anche l’ex sindaco Adriano Merico ha sollecitato un intervento risolutivo da parte dell’ente.

Da allora, però, poco o niente sembra essere cambiato. Tanto che il signor Boellis, quasi un decennio più tardi, ha inviato una lettera al prefetto Claudio Palomba per rappresentare il problema con dovizia di particolari. Ciò che è accaduto poi, lo racconta lo stesso cittadino: “Il prefetto ha fatto intervenire il Consorzio, così lungo il canale si è presentata una squadra di operai che, però, ha pulito solo la parte superiore della strada, all’altezza del guard rail, senza andare in profondità. Questo intervento di pulizia sommaria ci è sembrato quasi una presa in giro: è ora che il Consorzio risolva questa situazione insostenibile. Le lamentele degli altri cittadini, che hanno presentato anche alcuni esposti, sono numerose e decennali. Non se ne può più”.

Dulcis in fundo, la strada è stata oggetto di polemiche anche a causa della sua pericolosità. Da uno studio legale è partita una richiesta di messa in sicurezza dell’incrocio al chilometro 19+370 della S.p.361 – proprio il tratto interessato dal canale – che risulterebbe a visibilità ridotta, scarsamente illuminato, sprovvisto di segnaletica e di dissuasori in grado di inibire l’alta velocità degli automobilisti in transito. L’incrocio incriminato è già stato teatro di incidenti mortali, come segnalato dai fatti di cronaca, e dalle simboliche lapidi poste ai margini della strada. 

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