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Cronaca Via Adriatica

Allaccio abusivo alla rete elettrica per rifornire il laboratorio della marijuana

In arresto Oronzo Guido, 38enne, e Gabriele Metrangolo, 29enne, entrambi leccesi. Le volanti di polizia li hanno trovati in una traversa di via Adriatica, davanti al cancello di una casa abbandonata. Dentro 210 piantine di "erba"

LECCE – L’allacciamento abusivo alla rete elettrica, e neanche tanto ad arte, era stato realizzato per garantire a duecentodieci piante di marijuana di crescere sane e rigogliose sotto la luce e con il calore giusti.

Nei guai sono finiti Oronzo Guido, 38enne, e Gabriele Metrangolo, 29enne, entrambi leccesi. E, sebbene residenti nel quartiere Stadio, avevano ricreato il laboratorio ben lontano dal centro abitato e quindi da occhi indiscreti, ovvero in un immobile abbandonato di via Labriola, una traversa di via Adriatica. Un luogo che ritenevano evidentemente sicuro.

Ma in questi giorni la polizia sta setacciando al tappeto la città. L’ordine del questore Pierluigi D’Angelo è ben preciso: stroncare la recrudescenza di microcriminalità, che si è materializzata in maniera evidente in forma di scippi, ma che si manifesta anche in altre forme meno appariscenti. Come, appunto, lo spaccio di stupefacenti. Ed è proprio per la successiva cessione di piccole dosi a un vasto numero di “clienti” che, secondo la questura, era stata realizzata quella piantagione di marijuana lungo la via per le marine leccesi.    

Guido e Metrangolo, nel tardo pomeriggio, sono stati notati nei pressi del cancello d’ingresso dell’edificio dagli agenti di una volante che stava sorvegliando la zona. Via Adriatica è spesso usata da bande di ladri come via di fuga, nel suo lungo tragitto verso il mare vi sono molte stradine che portano a buoni nascondigli per la refurtiva; è, in definitiva, una zona di Lecce da tenere sempre bene a mente.

La loro presenza in quel luogo così desolato è apparsa molto sospetta, così i poliziotti li hanno seguiti lentamente senza dare troppo nell’occhio. I due non si sono accorti subito di essere sorvegliati e sono saliti a bordo di una Ford Fiesta che si trovava a breve distanza dall’accesso all’edificio. A quel punto, gli agenti hanno accelerato la marcia, per non rischiare di lasciarseli sfuggite e li hanno bloccati. Volevano vederci più chiaro.

Li hanno identificati, chiedendo cosa vi facessero in quel luogo. Sono apparsi subito molto nervosi e hanno spiegato, senza apparire troppo convincenti, che stavano giusto cercando lumache. C’è chi ne va pazzo, si sa. Sta di fatto che non avevano una cesta per raccoglierle, ma in compenso, nelle tasche, qualche piccola dose hashish e marijuana. In tutto, fra tutti e due, meno di una decina di grammi. E’ stato il primo segnale.

Foto G.O.-2Osservando in giro, fra abitazione e dintorni, gli agenti hanno poi trovato un tubo per l’irrigazione. Prima circostanza curiosa: volgeva verso l’interno dell’edificio; seconda: pompava acqua. A quel punto gli agenti hanno deciso di eseguire un sopralluogo all’interno dello stabile, trovandovi un vero e proprio laboratorio per la coltivazione della marijuana. Ma per incastrare definitivamente i due occorreva qualche altra prova. Gli agenti ne hanno scovate due nella Fiesta: la chiave per aprire il lucchetto a chiusura del cancello esterno e un manicotto per irrigazione identico a un altro che si trovava in casa.

Foto M.G.-2Cos’abbiano scovato esattamente i poliziotti delle volanti, è presto detto: due stanze diverse, ognuna adibita allo stesso scopo. Nella prima, 128 piante di marijuana, nella seconda 82, di altezza variabile fra i 20 e i 30 centimetri. Tutte in vasi posati sul pavimento. E ancora: un paio di contenitori di vetro con erba già pronta per essere consumata, altra marijuana in busta, riposta in un cassetto di plastica, cestelli e reti in sospensione per l’essiccazione. Circa mezzo chilo. 

Video: dentro il laboratorio della marijuana 

Il laboratorio era provvisto di lampade alogene, un impianto per il riciclo dell’aria, trasformatori di energia e persino una macchina automatica per sottovuoto. Forse per imbustare il prodotto, come si fa con comune insalata. Mentre l’acqua derivava da un’abitazione nelle vicinanze. Sul posto sono stati chiamati anche vigili del fuoco e tecnici dell’Enel, che hanno certificato la realizzazione di un raccordo abusivo al cavo principale della rete elettrica. Ed ecco perché i due, oltre che di produzione, coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, rispondono anche di furto di energia elettrica. Gli uomini diretti dal vicequestore aggiunto Eliana Martella li hanno dichiarati in arresto. Sono finiti in carcere. 

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