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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Angherie ai bimbi della materna, maestra condannata a tre anni e mezzo

La donna, di Trepuzzi, dovrà anche risarcire le famiglie di tre piccoli alunni e il Miur. La sentenza emessa dal giudice Torelli

LECCE - Maltrattamenti e violenza privata. Con queste accuse, Rosa Caterina Perrone, 45enne di Trepuzzi, è stata condanna dal giudice della prima sezione penale, Maddalena Torelli, a tre anni e tre sei di reclusione, al pagamento delle spese processuali verso lo Stato e al risarcimento delle famiglie di tre bimbi di una scuola materna della provincia (all’epoca, fra 2010 e 2011 dai tre ai quattro anni di età) che avrebbe dovuto tenere in cura, in qualità di maestra, e che invece sarebbero stati vittime di vere e proprie angherie.  

Fra i casi emblematici (tre quelli denunciati), spicca per esempio quello di un bimbo di allora tre anni che sarebbe stato costretto a ingerire una polpetta dopo averla raccolta da terra, dove l’aveva involontariamente lasciata cadere. E, per rendere più efficace e perentorio l’ordine impartito, lo avrebbe accompagnato con alcuni schiaffi. Tutto ciò poiché il bimbo non sarebbe stato in grado di tenere in mano il cucchiaio senza far cadere il cibo per terra.

A dare avvio all’inchiesta, proprio la denuncia della madre del bimbo. Il piccolo alunno, peraltro, avrebbe manifestato evidenti disturbi, rifiutandosi spesso di tornare a scuola, e palesando inoltre una repulsione per il cibo anche quando a casa era ora di pranzo o di cena. La vicenda, che si è ammantata di altre denunce e di testimonianze, è stata seguita dal sostituto procuratore Roberta Licci, che aveva chiesto una condanna a quattro anni.

La maestra originaria di Trepuzzi, che era difesa dagli avvocati Antonio Savoia e Marco Pezzuto, dovrà anche risarcire le parti civili. Si tratta del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, cui spetteranno 10mila euro; una bimba, costituitasi tramite i genitori, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Lefons, per 12mila euro; un bimbo, costituitosi sempre per mezzo dei genitori, difeso dall’avvocato Salvatore Arnesano, per 12mila euro; infine, in solido con il ministero, 15mila euro in favore di un bimbo costituitosi con la famiglia, difesa dall’avvocato Ester Nemola, più 3mila euro a ciascun genitore. Oltre, ovviamente, alle spese di assistenza legale sostenute dalle varie parti.  Il giudice s’è riservato le motivazioni.

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