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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Omicidio De Santis, un nuovo sopralluogo per ricostruire la dinamica

La Corte d'appello di Lecce ha disposto che sia eseguito un esperimento giudiziale per ricostruire le fasi sulla base dei tempi e delle modalità utilizzate dal presunto assassino. La decisione, dopo l'ascolto di tre testimoni

LECCE – Ci sono nuovi importanti sviluppi nel processo d'appello sull'omicidio di Antonello De Santis, l'imprenditore del settore vinicolo assassinato il 14 marzo 2005 lungo la strada che collega Copertino a Nardò. Sulla base dell’ascolto, avvenuto nell’udienza di ieri, di tre testi, la Corte d'appello di Lecce, infatti, ha disposto che sia eseguito un esperimento giudiziale per ricostruire le fasi dell’omicidio sulla base dei tempi e delle modalità utilizzate dal presunto assassino.

In quel tragico pomeriggio di metà marzo la segretaria di un imprenditore in affari con la vittima chiamò, alle 17.59, De Santis per delle comunicazioni urgenti. Fu la moglie di De Santis a ricevere quella telefonata e a riferire al marito il contenuto della stessa prima che andasse incontro al suo tragico destino. L'orario di quella telefonata sembrerebbe non coincidere, però, con quanto dichiarato da un altro teste, il maresciallo Salvatore Giannuzzi (comandante della tenenza dei carabinieri di Copertino) che in aula ha raccontato di aver visto il furgone in fiamme, dove sarebbe stato poi rinvenuto il cadavere, intorno alle 18.15. L’esperimento giudiziale, fissato per il 27 febbraio prossimo alle 17, dovrà accertare se in quel lasso di tempo sia stato possibile per l’imputato tramortire la vittima, caricare il corpo sul camioncino, raggiungere il luogo del ritrovamento del corpo e dare fuoco al furgone.

Il procuratore generale della repubblica di Lecce, Giuseppe Vignola, ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado nel processo d'appello celebrato nei confronti di Vito Nestola, il pensionato 63enne originario di Copertino accusato dell'omicidio, era stato condannato, nell'aprile del 2010, a 24 anni di reclusione. In primo grado i giudici della Corte d'assise avevano escluso le aggravanti dell'efferatezza e della crudeltà.

Il corpo di De Santis fu rinvenuto nella parte posteriore di un furgoncino bruciato. Dall'esame autoptico emerse che la vittima era stata ripetutamente colpita con un'ascia e il suo corpo abbandonato nel veicolo quando era ancora vivo. La morte dell'imprenditore fu, infatti, dovuta ad asfissia. Un omicidio maturato, secondo l’accusa, nell'ambito di forti contrasti di carattere economico sorti tra Nestola e De Santis. Contrasti legati alla cessione di un'azienda vinicola, la Ruggieri-Martinelli di Copertino, intestata alla moglie, di cui il Nestola era assolutamente intenzionato a entrare in possesso.

Un progetto che si sarebbe però scontrato con le difficoltà economiche dell'accusato, che era gravato da protesto, e cui le finanziarie avevano negato l'erogazione di un prestito. L'uomo avrebbe inoltre contratto un grosso debito con De Santis: circa 240 mila euro per l'affitto dei capannoni aziendali, pagati in assegni che la vittima non aveva mai riscosso, e che furono poi ritrovati nel suo ufficio.

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