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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Operazione antidroga nel brindisino. In manette anche pusher leccese

Un 53enne del capoluogo salentino, già sottoposto all'obbligo di dimora, è tra i cinque arrestati all'alba, dai carabinieri della compagnia di Brindisi. Oltre ai destinatari della misura restrittiva per il reato di spaccio di cocaina, decine di persone risultano indagate a piede libero

BRINDISI – Decine di individui, 27 in tutto, sono finite nei guai, all’alba, durante il blitz condotto dai carabinieri di Brindisi, con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti e scattato anche nelle altre due province di Lecce e Napoli. Tra i cinque destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere, c’è anche un leccese. Si tratta di Cosimo Santoro, un 53enne leccese, già sottoposto all'obbligo di dimora, finito in manette assieme a Roberto Maggio, Giuseppe Di Bello, Vincenzo D’Ignazio e Francesco Urso, perchè avrebbe ricoperto uno dei ruoli da spacciatore.

L’attività investigativa che ha portato a smantellare l’organizzazione dedita al commercio di cocaina, ha preso il via tra il mese di ottobre del 2010 e giugno del 2011, un arco di tempo in cui sono state effettuate centinaia di intercettazioni telefoniche e ambientali degli indagati, terminate con l'operazione da parte dei militari dell'Arma, guidati dal maggiore Cristiano Tommasini.

Gli investigatori hanno demolito un nutrito intreccio di relazioni tra individui, spesso legati da amicizia, o addirittura vincoli famigliari, utilizzato per una fiorente attività di spaccio all'ingrosso, che ha fruttato ingenti introiti.

Un business camaleontico e invisibile, perchè mimetizzato tra abitudini e frequentazioni da "vicini di casa". Pranzi, escursioni, finti viaggi di piacere con minori presenti, per nascondere e condividere il trasporto di droga agli acquirenti.

IMG-20131029-WA000-3E' stata proprio la modalità di gestione e amministrazione ad attirare l'attenzione degli inquirenti, i quali hanno anche eseguito il sequestro di diversi etti di cocaina, ma anche eroina e hashish, oltre a una pistola semiautomatica "Zavasta", calibro 6,35 munita di tre cartucce. Non è certamente la prima occasione in cui viene a galla il filo invisibile che collega le due province confinanti.

Così come ha evidenziato la relazione relativa al secondo semestre del 2012, fornita dalla Direzione investigativa antimafia. Due territori accomunati da diverse peculiarità, ma spesso in conflitto per la spartizione di mercati illeciti. Quello dell'usura, delle estorsioni, certo, ma degli stupefacenti in primis. Con Torchiarolo che, anche geograficamente, sembra rappresentare il punto di convergenza per i traffici di droga. Un bazar interprovinciale che continua ad essere coordinato da personaggi della Sacra corona unita, abili manovratori direttamente dalle celle in cui sono reclusi. (Immagini per concessione di Brindisireport.it)

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