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Cronaca Veglie

Bloccati in Calabria con 2 chili di coca e nelle campagne di Nardò un intero arsenale

La squadra mobile ha fermato Paolo Panzanaro, 41enne vegliese e Antonio Cosimo Drazza, 34enne copertinese. Fermati all'alba in provincia di Cosenza con droga dopo aver tentato di forzare un posto di blocco. E nelle campagne salentine, a carico del secondo, altro stupefacente e armi in quantità

COSENZA – Dal Salento alla Calabria con 2 chilogrammi di cocaina. E non è tutto. Anzi, è quasi niente. Quando gli agenti di polizia della squadra mobile, diretti dal vicequestore aggiunto Sabrina Manzone, sono andati a dare una sbirciatina nel podere nei pressi del quale risiede uno dei due fermati, vi hanno trovato armi, munizioni, persino esplosivo e altra sostanza stupefacente.

E’ un colpo grosso quello inflitto dalla squadra mobile di Lecce, probabilmente a frange della criminalità salentina, atteso che sembra difficile che i due agissero per conto proprio. Ed è un’inchiesta, quella in mano al sostituto procuratore Carmen Ruggiero, che sembra promettere sviluppi molto interessanti.

Il fatto stesso che i due salentini, Paolo Panzanaro, 41enne di Veglie e Antonio Cosimo Drazza, 34enne copertinese, ma residente in un'arera di campagne in territorio di Nardò, si trovassero in provincia di Cosenza all’alba di oggi con un carico scottante di droga, lascia intravedere quanto si è detto più volte, anche di recente: sempre più spesso s’intessono rapporti fra province e regioni diverse. Confini e orizzonti si allargano e i monti della Calabria non sono più soltanto un miraggio in particolari giornate di tempo sereno, quando cui i monti sembrano affiorare dall’acqua per i fortunati osservatori di Porto Cesareo.   

ccc 002-2Panzanaro e Drazza si trovavano a bordo di una Toyota Yaris, alle prime luci di oggi, lungo l’autostrada A3. All’altezza di Spezzano Terme, però, li attendevano al varco i poliziotti calabresi. Sembra che i due abbiano forzato il blocco, sperando di seminarli. N’è nato un inseguimento culminato in territorio di Sant’Eufemia d’Aspromonte, quando le auto della questura di Cosenza si sono parate davanti e gli hanno tagliato la strada. Condotti in ufficio e perquisiti dalla testa ai piedi, quanto la polizia cercava era però ancora nella Yaris. Per la precisione nel vano motore. Due chilogrammi di droga, subito sequestrati. E questo era solo l’inizio della storia.

Quando intorno alle 6 del mattino è giunta a Lecce la comunicazione che i due erano in manette, è scattato il sopralluogo nelle abitazioni di entrambi. Ed è soprattutto a carico di Drazza che sono emerse le sorprese aggiuntive. E che sorprese. Di lì a poco sarebbe spuntato un intero arsenale. 

Auto della polizia leccese hanno dunque raggiunto la sua residenza. Si trova in località “Scianne”, lungo la Copertino-Sant’Isidoro, in agro di Nardò. La ricerca è stata lunga e laboriosa. L’abitazione è situata in una zona di campagna che comprende un agro piuttosto vasto. Ma gli investigatori hanno rastrellato l’area da cima a fondo, fino a quando, in una colonna di un terminale dell’Enel con scatola elettrica amovibile, hanno scovato quanto forse non si aspettavano loro stessi di trovare.

DSC_0715-2L’inventario è davvero vasto. I poliziotti hanno trovato una carabina con cannocchiale di precisione Boere-Kuestein, una scacciacani Bruni modello “New Police” calibro 8, una pistola ad aria compressa Keiheisha Org modello 92/F calibro 6 parabellum,  sedici  cartucce calibro 7,65,  altre venticinque con la dicitura Win 25 auto calibro XX, due pacchi da venticinque cartucce calibro 12 da caccia Bornaghi e S4, quattro pacchi da 25 cartucce ciascuno calibro 22 prive di marca, cinque cartucce calibro 22 anche queste senza marca, sei candelotti assemblati  contrassegnati  dalla scritta “Dinamite” contenenti polvere di marmo e due detonatori a miccia del “numero sei”.

E non era ancora tutto. In un quadro elettrico dell’abitazione c’erano anche quattordici panetti di hashish per circa 1 chilo e 300 grammi e una confezione aperta contenente ovuli, della stessa sostanza stupefacente, per altri 527 grammi.

ccc 001-2E non era ancora finita. Le ricerche sono state estese anche vicino alla colonnina elettrica, in trullo del fondo, dove, con l’aiuto di agenti del reparto cinofili in forza presso la questura di Brindisi, sul tetto (nascosto tra le pietre) sono state recuperate ancora armi e proiettili. Ovvero: un revolver in cattivo stato, senza munizioni, privo di marca e matricola, una semiautomatica calibro 22 Erma–Werke modello Ep662, un silenziatore con molla (presumibilmente per un’arma calibro 22), un fucile calibro 12 Franchi con canne mozzate e matricola abrasa.

​E ancora: dieci cartucce calibro 12; altre ventidue calibro 3,80, undici calibro 7,65 parabellum, due calibro 9 corto, venticinque calibro 22,  diciassette calibro 38, oltre a due pacchi da 50 cartucce calibro 22 e un pacco da 100 cartucce dello stesso calibro. Nello stesso posto c’era anche una scatoletta contenente attrezzatura per la pulizia delle armi, cioè tre scopini con asta e lubrificante.

E ora qualcuno dovrà fornire un po’ di risposte ai tanti interrogativi che si sommano in queste ore. Per conto di chi era gestito quel traffico di droga da un punto all'altro dei due punti estremi d'Italia? Dov'era diretto con precisione? E quell'arsenale era custodito per qualche gruppo locale preciso? Gli investigatori, quasi sicuramente, un'idea già l'avranno. E l'inchiesta sembra soltanto all'inizio.   

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