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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Monteroni di Lecce

Rapiscono una bimba di sei anni. Due in manette dopo un’indagine lampo

Protagonisti di un'assurda vicenda a Monteroni di Lecce, sono stati arrestati con l'accusa di sequestro di persona. Un uomo di 45 anni, e una donna di 31, hanno prelevato la piccola da una via centrale della cittadina, sotto gli occhi della sorella. Immediate le ricerche da parte dei carabinieri

MONTERONI DI LECCE - Un paesaggio del sud simile a quello che, nella pellicola di Gabriele Salvatores, “Io non ho paura” diventa teatro del rapimento di un bambino. Ma questa è una vicenda reale, e inquietante, che si è srotolata in circa tre ore, come la bobina di un film. Una bambina di origini bulgare, di appena sei anni, è stata rapita da due individui intorno alle 19 di ieri sera. Ore di panico e di indagine lampo hanno fatto scattare le manette ai polsi dei due autori. Si tratta di Giovanni Giancane, 45enne del posto, e di Valentina Piccinonno, di 31 anni e domiciliata a Lecce.  Entrambi noti alle forze, per precedenti legati allo spaccio di stupefacenti e a reati contro il patrimonio.

La coppia dovrà rispondere di sequestro di persona in concorso, ed è stata accompagnata presso il carcere di Borgo San Nicola, dai carabinieri della stazione di Monteroni di Lecce, guidata dal maresciallo Giordano Protopapa, e dai colleghi del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia locale, diretta dal tenente Alessio Perlorca. I militari dell’Arma del Nucleo operativo leccese, cooridnato dal colonnello Saverio Lombardi,  hanno fatto irruzione in casa della 31enne intorno a mezzanotte, su disposizione del sostituto procuratore, Elsa Valeria Mignone.GIANCANE GIOVANNI 1-3

L’incubo, per la piccola, è cominciato nel tardo pomeriggio, nei pressi di un parco giochi, nell’area mercatale di Monteroni di Lecce. La bambina, figlia di un giardiniere e di una badante, vive nella cittadina assieme a due fratelli più grandi, di 15 e 13 anni, e alla sorellina, più anziana di tre anni. E’ stata proprio quest’ultima ad essere adescata, in un primo momento, dalla coppia. Il 45enne, palesatosi come “Gianni”, avrebbe offerto un gelato alla bambina di 9 anni, con la quale il piano non ha però funzionato. Con quella più piccola è stato tutto più semplice: la vittima è montata a bordo di uno scooter assieme ai due, sotto gli occhi disperati e confusi della sorella. La piccola avrebbe persino tentato di inseguire il mezzo, ma non ha potuto fare altro che raccontare tutto al padre, una volta rincasato.

I genitori, in preda alla disperazione, si sono rivolti ai carabinieri. Hanno raccontato loro l’accaduto, e fornito i pochi indizi a disposizione: il motociclo, la descrizione dell’uomo, e quel nome, “Gianni”, che ha fatto scattare più di un sospetto agli inquirenti. Il primo pensiero è stato per Giancane, volto noto ai militari del luogo, poi rintracciato in un bar, da solo, ma in stato di ebbrezza alcolica. Interrogato dagli investigatori, ha indicato il nome della Piccinonno, dichiarando che la piccola si trovava in compagnia della 31enne.

Non ha aggiunto altro  ma la pista, a quel punto, ha cominciato a delinearsi. I militari hanno raggiunto un’abitazione a Lecce, al civico 10 di via Marcianò, dove la donna  risulta domiciliata e dove vive da sola. Ma quest’ultima non ha aperto la porta, peraltro dotata di un campanello guasto. Una luce sul retro dell’appartamento risultava accesa: è scattata l’irruzione in casa, dove i carabinieri hanno sorpreso le due – l’arrestata e la vittima- nel sonno. La piccola, spaventata da quel trambusto e dalla presenza degli uomini in divisa, non avrebbe mostrato segni evidenti di violenza psicologica.

Avvolta in una coperta e rassicurata dai carabinieri, è stata sottoposta immediatamente ad accertamenti sanitari, da cui non sarebbero fortunatamente emersi segni di soprusi fisici. La notizia del ritrovamento ha sciolto l’ansia che non soltanto aveva coinvolto i famigliari della piccola, ma gli stessi militari, e l’intera comunità bulgara in cui non sono mancati momenti di tensione. Nell’epilogo, di un film da incubo, l’ultimo fotogramma immortalato ha visto una bambina di sei anni davanti al televisore di una caserma. Distratta di un piantone, fino all’abbraccio liberatorio con la sua mamma.IMG_0976-2

I due arrestati, invece, rischiano una pena dai tre ai 15 anni di reclusione, per un reato commesso con l’aggravante della tenera età della vittima. E’ al momento sconosciuto il movente di un simile gesto. Le piste potenziali sono numerose e la coltre di dubbi difficile da diradare. Tra gli aspetti più inquietanti della vicenda, infatti, vi è proprio l’incapacità di chiarire con esattezza che cosa abbia potuto scatenare la volontà di rapire una bambina, da parte di due individui che, per giunta, non costituirebbero neppure una coppia consolidata. Non essendo conviventi, infatti, gli inquirenti si sono mostrati scettici nel credere che il motivo sia da ricercare nella volontà di allargare  "romanticamente" il proprio nido familiare.

Quel che sembra essere certo, al momento, è che un piano, dunque preciso e premeditato, ci fosse, eccome. Lo dimostra il fatto che i due abbiano dapprima tentato di irretire la bambina di 9 anni, per poi passare a quella più giovane. I filmati delle videocamere di sorveglianza installate all’esterno del bar in cui è stato rintracciato Giancane, intanto, potrebbero fornire elementi determinanti per stabilire se i due abbiano avuto anche eventuali contatti con terze persone nell’attuazione di questa follia. Non sarebbe il primo caso, nelle cronache, in cui vittime inermi vengono rapite per essere ceduti a coppie impossibilitate ad avere un figlio. O, ancora peggio, da destinare al traffico di organi o come carne da macello nel mercato della pedopornografia.

Il Salento ha già assistito a un caso analogo, nell’estate di due anni addietro. Quando alcuni cittadini bengalesi cercarono, per due occasioni consecutive, di adescare due ragazzini sul lungomare di San Foca, la marina di Melendugno. Era un giorno di fine luglio quando uno dei due malcapitati, rapido e astuto, fu fatto montare a bordo di un furgone, ma riuscì ad annotare il numero di targa e a scappare, consentendo l’identificazione dei tre indagati, che comunque furono successivamente assolti.PICCINONNO VALENTINA 1-3

Parole di sgomento, e al contempo di soddisfazione, sono intanto giunte dal sindaco di Monteroni di Lecce, Lino Guido. “Fortunatamente l'epilogo della vicenda è stato positivo e di questo ringrazio i carabinieri per l'eccellente lavoro svolto nel rintracciare in tempi brevissimi la bambina, portandola in salvo ed assicurando alla giustizia i responsabili di questa assurda vicenda. Alla famiglia della piccola ed all'intera comunità bulgara esprimo la vicinanza di tutti i cittadini di Monteroni, augurandomi che questo terribile fatto di cronaca rappresenti il seme da cui far germogliare un maggiore senso di integrazione e rapporti sempre più civili all'interno della nostra città”, ha dichiarato il primo cittadino.

I carabinieri nell'appartamento


 

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