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Cronaca

Tentata concussione in ateneo, domiciliari per l’ex direttore generale Emilio Miccolis

Il provvedimento di arresto notificato, questa mattina, presso la sede brindisina dell'Università di Bari. Il procuratore Motta: "Reato ai danni dei due sindacalisti De Pascalis e Margiotta". L'indagine ha preso avvio dalle loro registrazioni

LECCE – La bufera scatenatasi intorno ai dialoghi registrati dai due sindacalisti “scomodi” dell’ateneo salentino, lungi dal risolversi in una bolla mediatica, acquista di mese in mese una dignità giudiziaria. Proprio da quelle conversazioni tenute con il direttore generale dimissionario dell’università del Salento, Emilio Miccolis, ora direttore del personale presso la sede di Brindisi dell’università di Bari, ha preso piede il filone di indagine culminato nell’arresto. Gli agenti di polizia giudiziaria della procura hanno notificato il provvedimento allo stesso Miccolis  questa mattina, firmato dal giudice per le indagini preliminari Antonia Martalò.

L’ex braccio destro del rettore Domenico Laforgia, che tentò di recuperare quella poltrona a cui aveva formalmente rinunciato, finisce quindi ai domiciliari per “tentata concussione”.

L’ipotesi di reato emergebbe chiaramente dalla lettura, nonché dall’ascolto, delle innumerevoli registrazioni depositate presso la procura della Repubblica di Lecce dai due sindacalisti che ricoprivano incarichi all’interno dell’ateneo: Manfredi  De Pascalis di Cgil, già consigliere d’amministrazione e Tiziano Margiotta di Uil, componente del senato accademico.  Il pubblico ministero Paola Guglielmi , che appena ieri aveva firmato il decreto per il sequestro del telefono cellulare dello stesso Miccolis, conta sulla sua scrivania una trentina di nastri registrati ed archiviati, con costanza, nell’arco di otto mesi.

La prima denuncia sporta da Tiziano Margiotta, assistito dall’avvocato Benedetto Scippa, risale al mese di ottobre 2012. Ed i reati ipotizzati dal legale, che a sostegno della querela consegnò agli inquirenti tutto il materiale informatico raccolto, inizialmente comprendevano anche l’ingiuria e la minaccia. E questo perché “nelle conversazioni emergeva un tentativo di restringere la libertà dello stesso Margiotta, già senatore accademico”, spiega Scippa.

Il contenuto delle registrazioni era, quindi, già noto. Quelle in cui l’ex direttore generale avrebbe cercato di operare presunte “pressioni indebite” sui due sindacalisti, per blandire la loro posizione non allineata rispetto al’indirizzo di governo dell’università. “Miccolis utilizza un duplice atteggiamento, alternando le sollecitazioni, le promesse alle minacce. Con il metodo del bastone e della carota cerca di modificare  l’atteggiamento fastidioso dei due sindacalisti, promettendo progressioni di carriera e miglioramenti sostanziali delle condizioni lavorative e retributive”, ha spiegato il procuratore generale della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta.

Le presunte “blandizie” - hanno argomentato il sostituto procuratore Paola Guglielmi e lo stesso Motta -, lungi dall’essere vaghe promesse, poggiavano su una base concreta: al sindacalista Margiotta, che aspirava a diventare il futuro direttore della web tv universitaria, viene promesso proprio quel desiderato incarico dirigenziale.

“L’ascolto dei nastri, più che la semplice lettura, permette di comprendere meglio i toni intimidatori che modificano il senso di alcune frasi altrimenti neutre”, ha aggiunto Motta rammentando come il reato di concussione, nell’ambito della pubblica amministrazione, si esplica in due forme: mediante costrizione o mediante induzione del soggetto passivo ad adottare la condotta desiderata.

Emilio Miccolis-5In questo caso la presunta condotta illecita non ha prodotto nessun risultato poiché, entrambi i sindacalisti, non hanno ceduto alle lusinghe degli avanzamenti di carriera.

Quei nastri “scottanti,  in cui il reato sembrerebbe reiterarsi in modo “continuo e ripetuto”, costituiranno una prova a tutti gli effetti nel corso del prossimo processo penale a carico di Miccolis, difeso dagli avvocati Viola Messa e Daniele Montinaro.

Resta del tutto estranea all’indagine, invece, la figura del rettore Domenico Laforgia: “Nel corso dell’interrogatorio verificheremo se la sua posizione è cambiata, o meno”,  ha concluso il procuratore della Repubblica.

Massima “fiducia nell’operato della magistratura” è stata espressa dai segretari di Cgil ed Flc Cgil che da sempre fanno quadrato intorno alla posizione dei due sindacalisti.  “Si auspica che le indagini, partite da esposti e denunce inoltrate dalla organizzazione sindacale, possano condurre al completo accertamento dei fatti con l'individuazione di eventuali responsabilità – scrivono i sindacati - . Al di là di quanto emergerà, è indubbio, comunque, che vi siano responsabilità politiche cui attribuire la caduta di immagine dell'istituzione universitaria”.

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