Assalti agli esercizi commerciali, uno dei tre rapinatori patteggia la pena
Si è chiusa con un patteggiamento a 2 anni e sei mesi di reclusione la vicenda giudiziaria di Mattia Colazzo, uno dei tre giovani neretini arrestati con l'accusa di aver messo a segno, tra il 22 febbraio e il 4 marzo, quattro rapine ai danni di altrettante attività commerciali
LECCE – Si è chiusa con un patteggiamento a 2 anni e sei mesi di reclusione la vicenda giudiziaria di Mattia Colazzo, uno dei tre giovani neretini arrestati con l’accusa di aver messo a segno, tra il 22 febbraio e il 4 marzo, quattro rapine ai danni di altrettante attività commerciali. In particolare il 22 febbraio, il market “Sigma” di viale Aldo Moro; due giorni dopo, tabaccheria “Segnali di fumo”; primo marzo, discount “Md” di via Galatone ; 4 marzo, farmacia “Benegiamo-Pagliula”. Tre incensurati che fino ad ora non aveva mai avuto alcun problema con la giustizia e che al gip avevano spiegato di aver agito perché in difficoltà economica. A Colazzo, assistito dagli avvocati Giuseppe e Michele Bonsegna, veniva contestato un solo episodio. Respinta, invece, la richiesta di patteggiamento per Jacopo Perrone e Luca Pranzo.
Nell’interrogatorio di garanzia i tre hanno ammesso di aver partecipato, a seconda dei casi, ai vari colpi. Le modalità d’esecuzione hanno subito lasciato intuire che dietro vi fossero sempre le stesse mani. In tutti e quattro gli episodi, infatti, le rapine sono state consumate da due soggetti travisati e di media statura, di cui uno armato di pistola e l’altro munito di un sacchetto utilizzato per riporre il denaro sottratto dalle casse. Gli investigatori di carabinieri e polizia, in particolare, hanno constatato, che in occasione di ognuna delle rapine, il soggetto armato aveva immobilizzato la vittima puntandole costantemente la pistola al collo e consentendo così al complice di portare via i soldi.
In tre dei quattro assalti, è stata documentata la fuga a bordo di uno scooter parcheggiato nelle strade adiacenti. In un altro, l’uso di un’auto. E i tre si sarebbero avvicendati nei vari colpi. Le loro responsabilità hanno trovato riscontro oggettivo dopo perquisizioni che hanno permesso di ritrovare e sequestrare capi d’abbigliamento, caschi e motocicli. Gli stessi utilizzati in occasione delle rapine. Le corrispondenze sono emerse sia dagli ascolti delle vittime e delle persone che avevano assistito alle fasi di consumazione, sia dalla visione delle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza degli esercizi commerciali.