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Cronaca

Assalto No Tav a Chiomonte, sentenza mite per il leccese e gli altri

Due anni e dieci mesi contro i cinque e mezzo richiesti dall'accusa per l'episodio nel quale il 24enne era stato incriminato insieme ad altri attivisti. A dicembre era già caduta l'accusa delle finalità terroristiche. Disposta anche la scarcerazione

LECCE – Due anni e dieci mesi a testa, più 4mila euro di multa. Questa la condanna comminata dal gup di Torino, Maria Francesca Abenavoli, a carico di G.M. 24ene di Lecce, un 25enne di Segrate e un 27enne di Milano, per l’assalto al cantiere di Chiomonte da parte di attivisti No Tav avvenuto  la notte tra il 13 e il 14 maggio del 2013.

Una condanna, quella per i tre imputati, che si può considerare mite, dato che l’accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, aveva richiesto cinque anni e mezzo per ciascuno di loro. Il giudice, nel corso di un’udienza che s’è svolta a porte chiuse, ha anche deliberato la scarcerazione degli imputati, che passano ai domiciliari. M. era in carcere fin dal luglio dello scorso anno. 

Si tratta di una sentenza che soddisfa di più la difesa, rappresentata dagli avvocati Francesco Calabro, Claudio Notaro ed Eugenio Losco, che l’accusa, la quale già a dicembre aveva visto sgretolarsi l’accusa più pesante, quella dell'azione perpetrata con finalità terroristiche. Il Tribunale del riesame torinese aveva annullato l’ordinanza del gip Federica Bompieri e oggi erano rimaste in piedi le accuse di  danneggiamento seguito da incendio, porto d’armi da guerra o tipo guerra e resistenza aggravata a pubblica ufficiale. 

L’inchiesta era il proseguimento della prima ondata di arresti della Digos dopo l’assalto al cantiere dell’alta velocità per la quale il 9 dicembre del 2013 erano stati fermati altri quattro giovani. Fu proprio dai rilievi tecnici condotti su uno di loro, che gli inquirenti risalirono anche agli altri, fra cui il giovane leccese. Nel luglio dello scorso anno, il 24ebbe fu arrestato mentre si trovava a Milano, dove abitava per motivi di studio. 

La notte degli scontri, vi fu un assalto portato simultaneamente verso quattro ingressi dell’area, con bombe carta, bottiglie incendiarie, materiale pirotecnico e anche razzi esplosi da un mortaio rudimentale. Tre cancelli furono bloccati con cavi d’acciaio, impedendo alle forze dell’ordine di muoversi.

Il 24enne leccese non è nuovo a inchieste giudiziarie. Era finito nei guai già nel maggio del 2013, a seguito degli scontri con la polizia avvenuti all’Università Statale di Milano in occasione dello sgombero di alcuni locali, occupati un anno prima, e prima ancora, per la manifestazione non autorizzata degli ultras del Lecce del maggio del 2011, dopo la vittoria nel derby che comportò la permanenza in serie A (poi vanificata dall’inchiesta per la nota presunta combine che ha comportato la retrocessione in Lega Pro).  

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