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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Assolto in appello il pensionato che uccise il figlio a coltellate dopo una lite

Enzo Caretto, il pensionato 72enne che uccise a Guagnano a coltellate il figlio Giovanni, 32enne, al culmine di una lite familiare, era totalmente incapace di intendere e di volere al l'epoca dei fatti. per questo i giudici hanno assolto l'imputato, condannato a 30 anni in abbreviato

LECCE – E’ stato assolto, nel corso del processo d’appello, Enzo Caretto, il pensionato 72enne che uccise a Guagnano a coltellate il figlio Giovanni, 32enne, al culmine di una lite familiare. Annullata dunque la condanna a trent’anni di reclusione inflitta dal gup Vincenzo Brancato, dinanzi cui si era svolto il giudizio con rito abbreviato. I giudici hanno assolto l’imputato sulla base della consulenza redatta dallo psichiatra Domenico Suma e dal medico legale Roberto Vaglio, che hanno stabilito che l’uomo era totalmente incapace di intendere e di volere al l’epoca dei fatti. La consulenza è stata disposta su istanza dei legali di Caretto, gli avvocati Sabrina Conte e Vincenzo Carbone, che tra i motivi d’appello avevano evidenziato proprio la necessità di sottoporre il loro assistito a una perizia. Caretto è tornato in libertà. I consulenti, infatti, hanno stabilito che l'uomo non riveste carattere di pericolosità sociale.

Quella che si consumò in una fredda sera di gennaio del 2012 in via Carlo Alberto Dalla Chiesa, una piccola strada alla periferia di Guagnano (terra di vigneti e negramaro, piccolo comune perso tra le province di Lecce e Brindisi), è una tragedia maturata in un contesto familiare difficile e degradato. Caretto, una vita trascorsa nello stabilimento Fiat-Hitachi del capoluogo salentino, aveva cercato rifugio nell'alcol per sfuggire ai problemi di una vita difficile, in cui ogni giorno doveva combattere con le gravi patologie di cui erano affette la moglie e la figlia disabile.

La tragedia della follia avvenne sotto gli occhi atterriti della madre e della sorella della vittima. La donna vide il figlio accasciarsi in una pozza di sangue, colpito da un fendente al costato, allertò il 118, che dopo aver ricevuto la chiamata di soccorso alle 22.45, avvisò i militari dell’Arma. Il 72enne gettò il coltello ed uscì dalla propria abitazione, nel cortile che fronteggia la palazzina bassa dall’intonaco scrostato dall’umidità. Ed è lì, sotto un cielo gonfio di stelle e di dolore, che lo trovarono i carabinieri della compagnia di Campi Salentina, coordinati dal tenente Giovanni Carlo Porta, che coordinò le indagini per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Al momento dell’arresto l’uomo vaneggiava e correva da una parte all’altra.

Dalle parole del pensionato era emersa una situazione drammatica, in cui la bottiglia era l'unica consolazione. L'alcol (il 70enne aveva un tasso alcolemico pari a 1,79), infatti, potrebbe aver avuto un ruolo determinante nell'omicidio. Solo a distanza di 24 ore era sembrato che il padre omicida si fosse accorto realmente di ciò che aveva fatto.

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