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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Accusati di usura a danno dei commercianti. Assolti in appello

Assoluzione in appello, per non aver commesso il fatto, per Cosimo Orlando, 31 anni, e ad Antonio Protopapa, 45 anni, di Alessano, condannati in primo grado con l'accusa di usura in concorso con l'aggravante delle modalità mafiose

 

LECCE – Assoluzione in appello, per non aver commesso il fatto, per Cosimo Orlando, 31 anni, e ad Antonio Protopapa, 45 anni, di Alessano, condannati rispettivamente a 3 anni e 3 anni e sei mesi di reclusione in primo grado con l’accusa di usura in concorso, con l'aggravante delle modalità mafiose.

I due imputati furono arrestati nel gennaio del 2010 dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Lecce su ordinanza di custodia cautelare. In carcere finì anche Salvatore Peluso, 50enne originario di Tricase, accusato di usura ed estorsione in concorso aggravate dalle modalità mafiose e la cui posizione è stata poi stralciata su richiesta della difesa. Per lui il pubblico ministero Alessio Coccioli ha chiesto una condanna a nove anni di reclusione. Il processo è stato aggiornato al prossimo 19 dicembre, data in cui toccherà al difensore dell'imputato, l'avvocato Luigi Piccinni, discutere. Subito dopo sarà la volta dei giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce (presidente Roberto Tanisi) emettere la sentenza.

A dare avvio alle indagini furono le denunce presentate, a partire dal 2 settembre 2008 sino al settembre 2009, da un commerciante di 28 anni di Tricase, titolare di una ditta di articoli per ufficio e per la scuola, che, dal 2006, trovandosi in difficoltà economiche, aveva accettato il prestito di 5 mila euro da uno degli arrestati, venendo poi costretto a versare, sino all'estinzione del debito, 500 euro mensili quali interessi, pari al 120 per cento annui.

In queste condizioni era diventato sempre più difficile restituire il capitale e così il commerciante era stato costretto a rivolgersi agli usurai, per negoziare alcuni assegni postdatati, facendo così scattare nuovi prestiti a tassi usurari. Nel caso in cui, alla scadenza mensile non fosse stata versata la "rata", evento che si sarebbe verificato più volte, la vittima aveva altri 10 giorni di tempo per pagare, con un incremento pari al 25 per cento (900 per cento su base annua).

I giudici della Corte d’Appello hanno dunque accolto la tesi difensiva dei due imputati, assistiti dagli avvocati Francesca Conte e Stefano Luna, che hanno dimostrato la totale estraneità dei loro clienti rispetto ai fatti che venivano loro contestati.

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