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Cronaca Via Giacomo Leopardi

Bcc Terra d'Otranto, nuovo blitz del Ros: acquisiti documenti su mutui e prestiti

L'ipotesi per cui sono scaturite le perquisizioni è tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Proseguono gli accertamenti dei carabinieri che hanno rimpolpato la documentazione già acquisita. Si cerca di accertare se vi siano state pressioni del clan Tornese nella rielezione del presidente

LECCE – Nuova tornata di controlli da parte dei carabinieri del Reparto operativo speciale di Lecce all’interno della sede centrale della Banca di credito cooperativo di Terra d'Otranto di viale Leopardi, a Lecce.

Nell’ambito dell’inchiesta aperta le scorse settimane, e per la quale sono già stati svolti diversi sopralluoghi, i militari comandati dal colonnello Paolo Vincenzoni (all’opera in collaborazione con i carabinieri della compagnia di Campi Salentina e con il coordinamento del pm Carmen Ruggiero) sono tornati questa mattina nell’istituto di credito per acquisire altro materiale documentale. In particolare, si tratta in questo caso di carte riguardanti mutui e prestiti erogati nell’ultimo anno.

La vicenda è ormai di pubblico dominio da diverso tempo. L’indagine verte attorno alle votazioni per la conferma alla presidenza del Cda dell’istituto bancario di Dino Mazzotta, 39 anni, di Carmiano. L’elezione che l’ha visto stravincere, con mille 147 suffragi contro i 525 dell’altro candidato, Giulio Ferreri Caputi, anch’egli carmianese, risale al 4 maggio scorso.

La Procura leccese sta vagliando l’ipotesi, sulla scorta di un esposto, che la rielezione possa essere stata “condizionata e agevolata” attraverso due personaggi legati alla criminalità organizzata e in particolare al clan Tornese di Monteroni. A tale proposito, il 14 maggio scorso i carabinieri hanno avviato anche una serie di ascolti di funzionari della banca.

In un primo momento era stata acquisita la documentazione inerente la convocazione dell’assemblea per le elezioni del nuovo consiglio di amministrazione della banca e quella sulle operazioni di voto, oltre ai computer utilizzati. Una decina di pc e un voluminoso faldone, già finiti al vaglio degli inquirenti e ora rimpolpati dalla nuova documentazione.

L’inchiesta, oltretutto, si è incrociata con un’altra, quella sugli attentati al sindaco di Porto Cesareo, Salvatore Albano, e all’ingegnere Cataldo Basile. Il minimo comun denominatore tra le due indagini dovrebbe essere rappresentato dalla presenza di due indagati, uomini già condannati per associazione mafiosa e ritenuti vicini al clan Tornese. L’ipotesi di reato per cui sono scaturite le perquisizioni è tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

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