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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Appalti e sanità, per i giudici Raffaele Fitto intascò tangente da mezzo milione

Lo scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza con la quale l'ex presidente della Regione è stato condannato per corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d'ufficio. Il suo legale: "Una sentenza che non sta né in cielo né in terra"

BARI – Sono state depositate le motivazioni della sentenza con cui l'ex ministro Raffaele Fitto è stato condannato a quattro anni di reclusione (di cui tre condonati con l'indulto). Il finanziamento di 500 mila euro che l'allora presidente della Regione Puglia (Pdl) ricevette per il suo movimento politico “La Puglia prima di tutto”, “prima, durante e poco dopo” la campagna elettorale per le regionali del 2005 dall'imprenditore Giampaolo Angelucci per far assegnare alle aziende di quest'ultimo un appalto settennale da 198 milioni di euro per la gestione di 11 Residenze sanitarie assistite (Rsa), “si connota illecitamente in quanto è stato il prezzo della corruzione del Fitto da parte dell'Angelucci”.

Lo scrivono i giudici del tribunale di Bari nelle 769 pagine di motivazioni della sentenza con la quale, il 13 febbraio 2013, Fitto, ex ministro agli Affari regionali ed ora parlamentare del Pdl, è stato condannato a quattro anni di reclusione per corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d'ufficio ed interdetto per cinque anni dai pubblici uffici. Fitto è stato assolto dal peculato e da un altro episodio di abuso d'ufficio. Alla pena di tre anni e sei mesi di reclusione fu condannato il re delle cliniche romane ed editore Giampaolo Angelucci, riconosciuto colpevole di corruzione e illecito finanziamento ai partiti, in concorso con Fitto. Ad altri undici dei 30 imputati furono inflitte pene comprese tra un anno e quattro anni e sei mesi di reclusione.

Secondo il tribunale, Fitto aveva ''un disegno molto più ampio rispetto alla semplice volontà di attivare le strutture sanitarie'' Rsa, che dovevano sopperire alla drastica riduzione dei posti letto ospedalieri imposta dalla legislazione nazionale e dal bilancio regionale. Un disegno - scrivono i giudici - che “ha consentito a Fitto di contare su un appoggio economico di rilievo per il suo movimento politico, che proprio in quel periodo si stava formando”. Per ottenere i 500mila euro da Angelucci (secondo la ricostruzione dei giudici) Fitto compì una “diretta intromissione nelle decisioni spettanti ai direttori generali delle Asl sulla attivazione delle Rsa e sul tipo di gestione da scegliere”, poi accentrò “in una gara unica tutti gli appalti per gestire le Rsa”.

“Ciò – si legge ancora nella sentenza – al fine di creare a monte tutti i presupposti perché venisse espletata una gara di tale portata economica ed impegno organizzativo per i soggetti proponenti” che ''solo un unico e importante gruppo imprenditoriale sarebbe stato capace di presentare”. Nonostante la sconfitta elettorale, il presidente uscente - secondo il Tribunale - si attivò per estendere ad altre tre Rsa (ma fu di fatto boicottato da dirigenti e funzionari regionali) l'appalto vinto da Angelucci con il Consorzio San Raffaele in quanto “aveva assunto degli impegni”, che secondo i giudici non erano altro che il corrispettivo degli ultimi finanziamenti che il gruppo Tosinvest di Angelucci doveva elargire al movimento di Fitto.

"Una sentenza che non sta nè in cielo nè in terra".

"Le sentenze si dice che vanno rispettate. Ve ne sono alcune, come questa su Raffaele Fitto, che possono essere solo formalmente rispettate". Francesco Paolo Sisto, legale dell'ex presidente della Regione Puglia, non usa mezzi termini per commentare la pubblicazione delle motivazioni della sentenza di condanna del suo assistito: "La corsa contro il tempo per emettere la condanna in piena campagna elettorale stride vistosamente con la prescrizione per gli stessi reati maturatasi durante il tempo di ben sei mesi chiesto dal Tribunale per il deposito della motivazione .

"Sentenza a rotta di collo, motivazione alla moviola, con contestuale prescrizione dei reati: su questo significativo canovaccio , si innesta una motivazione surreale , appiattita ciecamente sull'accusa e sulle indagini durate otto anni (chi è il responsabile della intervenuta prescrizione?) , che ...non ha visto e sentito quanto accaduto in dibattimento. Un finanziamento al partito, e non a Fitto, riconosciuto come del tutto regolare per forme e modalità , analogo a decine di finanziamenti versati ad altri partiti dallo stesso soggetto, diventa incredibilmente illecito e tangente perché Angelucci vince una gara, pure ritenuta regolare, con numerosi partecipanti , senza un ricorso al Tar, istruita e gestita interamente dall'Ared, il cui dirigente è stato assolto perché il fatto non sussiste"!

Prosegue Sisto: "Se finanzi il partito - legittimamente- e, prima o dopo, vinci una gara - legittimamente- hai realizzato una condotta di corruzione. Il principio è innovativo e preoccupante al tempo stesso. Chi finanzia un partito dovrà , dopo questa decisione, essere necessariamente un nemico giurato dello stesso partito, perché , in caso contrario , ove si fosse legittimamente aggiudicato un appalto sotto il governo di quel partito (e qui i componenti della commissione di gara sono stati addirittura archiviati!), corre il rischio che il finanziamento lecito diventi, d'incanto, tangente! Raffaele Fitto non ha visto un euro di quel lecito finanziamento, utilizzato , come la Corte del Conti ha verificato , del tutto correttamente per spese e causali elettorali. La Tosinvest ha vinto legittimamente una gara a cui hanno partecipato più soggetti , i cui termini di partecipazione, addirittura , sono stati , dall'Ares, riaperti su istanza di concorrente diverso da Angelucci. Una sentenza che, per queste ragioni, può essere rispettata solo formalmente: sostanzialmente non sta nè in cielo né in terra".

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