rotate-mobile
Cronaca Santa Cesarea Terme

"Basta cemento a Porto Miggiano": sit-in ambientalista

Previsto per domani, sabato 30 luglio, il primo appuntamento di protesta in loco per frenare quello che ormai sta diventando il caso più discusso di "cementificazione" in uno dei luoghi più belli

PORTO MIGGIANO (Santa Cesarea Terme) - "Santa Cesarea Terme, la bella del Canale d'Otranto, preda degli Orchi del cemento": con questo messaggio il Forum Ambiente e salute del Grande Salento ed il Coordinamento civico per la Tutela del territorio annunciano per domani, sabato 30 luglio 2011, alle ore 18.30, il sit-in a Porto Miggiano contro la "cementificazione dell'area".

"Apriti monte e ingoia Cesarea" ("aprite munte e gnutti Cisarea") è la frase che, come raccontano le anziane donne del Salento, pronunciò una spaventata giovinetta, Cesarea, quando inseguita dal padre orco, giunse fuggendo dal villaggio di Francavilla (ubicato nell'entroterra tra Maglie e Cutrofiano), in prossimità delle rupi costiere della località oggi a lei omonima. E la Madre Terra amorosa, intenerita dalla sua purezza, le aprì un varco tra le rocce dove la santa d'epoca romana trovò rifugio per l'eternità, conservandovi così intatta tutta la sua virginale purezza, la stessa del paesaggio naturale ancora integro in quei luoghi, dominio esclusivo della natura.

Ricordando questo aneddoto popolare, gli ambientalisti salentini lanciano un appello alla mobilitazione popolare per frenare il cemento che starebbe inghiottendo oggi quelle "sacre rupi": "È la più grande e vasta operazione di cementificazione della storia del Salento - spiegano -, decine e decine di ettari incontaminati che avrebbero dovuto, devono, a diritto entrare a fare parte del ‘Parco naturale costiero Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase', e che, invece, scientemente, strumentalmente, vi son stati mantenuti fuori, per permettere questa operazione di maxi-lucro erosivo delle ricchezza ambientali di ogni salentino di oggi e delle future generazioni, rivendicando, riesumando, oggi che una certa congiuntura politica lo ha reso proponibile, ormai improponibili e scandalosi piani ‘regolatori' degli anni ‘80".

"Della stessa epoca in cui per combattere identiche e comunque minori speculazioni edilizie - ricordano -, Renata Fonte, consigliere repubblicana di Nardò fu assassinata da una mafia lì istituzionalizzatasi per essersi opposta al danneggiamento della costa neretina di Porto Selvaggio sul Golfo di Taranto, costa di rupi e natura che tanto ricorda proprio quelle di Santa Cesarea oggi in pericolo. E così oggi due donne dagli scranni del Parlamento (Elisabetta Zamparutti, deputata radicale, Luciana Sbarbati, senatrice del Partito Repubblicano, ndr) hanno levato la loro voce a difesa di Santa Cesarea, presentando delle interrogazioni parlamentari al governo perché si indaghi sulla catena delle assurde anomalie, che dalla Regione Puglia, alla Provincia di Lecce, al Comune di Santa Cesarea Terme, passando dagli enti di tutela, quali la Soprintendenza, hanno permesso tutto questo paradossale scandaloso stato di cose, per poi chiedere anche di far luce sulla superficialità inaccettabile dello stesso Tribunale amministrativo regionale (Tar) di Lecce che ha consentito con una sua iniqua sentenza che oggi si giungesse sull'orlo della esecuzione di questa ‘condanna a morte' della bella e casta Santa Cesarea".

Occhi puntati sul comparto 13 sopra Porto Miggiano (decine di ettari di natura selvaggia sbloccati dal Tar Lecce recentemente pronti per l'edificazione), sul comparto 14 area anch'essa integra, a cui vanno aggiunti Villagio Paradiso, a nord di Santa Cesarea, dove "si progetta di cementificare, nel panorama selvaggio dalle mille suggestioni preistoriche, patrimonio dell'umanità, di Torre Minervino e di Porto Badisco e della Grotta dei Cervi suo importantissimo santuario neolitico", e le "estese cementificazioni già in corso a pochi metri dalla linea di costa, in barba alla Legge Galasso, e a numerose normative, a Porto Miggiano, su una falesia in evidente costante erosione, pur a rischio dell'incolumità di persone e cose".

Da questo primo sit-in di sabato, si solleveranno alcune semplici categoriche richieste alla Regione Puglia e alla Soprintendenza, affinché fermino tutto lo scempio annunciato, iniziando a costituirsi al Consiglio di Stato contro la "sentenza inquietante" del Tar Lecce, che ha sbloccato, mesi or sono, il Comparto 13, e al fine di fare rientrare tutte le aree del Comparto 13, del Comparto 14 della costa di Porto Miggiano, di villaggio Paradiso, (dove anche vecchi ruderi abusivi aspetterebbero da anni una demolizione e bonifica dell'area, e che oggi i cittadini pretendono siano finalmente compiuti), all'interno del Parco naturale Otranto-Santa Maria di Leuca.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Basta cemento a Porto Miggiano": sit-in ambientalista

LeccePrima è in caricamento