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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Bimbo ucciso, incidente probatorio per Gianpiero Mele

Il gip Nicola Lariccia vuole appurare se il padre fosse capace di intendere e di volere quando ha sgozzato il figlioletto di 2 anni e se sia socialmente pericoloso. Tre mesi di tempo per i consulenti

LECCE - Capire se era in sé quando ha sgozzato il figlioletto di soli due anni. Ma anche appurare se sia socialmente pericoloso. Questi gli aspetti che dovranno essere chiariti dall'incidente probatorio che sarà eseguito nei confronti di Gianpiero Mele, il 25enne leccese che il primo luglio scorso si recò nella residenza dei genitori a Torre San Giovanni dove uccise il suo bambino, tentando poi in diversi modi di togliersi la vita. Questa mattina al quinto piano del palazzo di giustizia è stato conferito l'incarico ai consulenti tecnici. Per conto del Tribunale la perizia verrà redatta dal dottor Domenico Suma e dal professor Antonello Bellomo. I legali di Mele, gli avvocati Gabriella Mastrolia ed Angelo Pallara, hanno nominato il dottor Serafino De Giorgi.

Per conto della famiglia della madre del bambino, Angela Bolognese, gli avvocati Alessandro Stomeo e Salvatore Centonze hanno incaricato due specialisti di Bari: lo psichiatra Felice Carabellese ed il criminologo Michele Bruno. L'inizio delle operazioni peritali è stato fissato per il 29 luglio prossimo ed il gip ha concesso un termine di 90 giorni per il deposito della consulenza.

Bisognerà aspettare almeno tre mesi, dunque, per capire quali erano le condizioni mentali del giovane quando ha commesso il più atroce dei delitti. L'incapacità di intendere e di volere è l'unico appiglio che hanno i legali per scongiurare una pesantissima condanna. Al momento il pubblico ministero Guglielmo Cataldi gli contesta l'ipotesi della premeditazione: perché Mele prima del delitto di fermò presso un negozio di Torre San Giovanni per acquistare il piccolo cappio usato per strozzare il piccolo ed il taglierino che successivamente ha usato per recidergli parzialmente la giugulare. L'uomo ora si trova in regime di arresti domiciliari presso il reparto di psichiatria dell'ospedale di Campi Salentina: per i medici c'è un elevatissimo rischio che possa nuovamente tentare il suicidio.

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