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Cronaca Nardò

Bracciante sudanese morto nelle campagne di Nardò, chiuse le indagini

Due gli avvisi notificati dal pubblico ministero al termine delle indagini condotte dai carabinieri e uomini dello Spesal

LECCE – Sono due gli avvisi della conclusione delle indagini preliminari notificati nell’ambito dell’inchiesta sulla tragica morte di Mohammed Abdullah, l’uomo di 47 anni originario del Sudan stroncato da un malore mentre era al lavoro nelle campagne di Nardò nel luglio del 2015. L’accusa di omicidio colposo è stata formulata a carico di due persone già iscritte nel registro degli indagati dal pubblico ministero Paola Guglielmi. Si tratta del marito della titolare dell’azienda agricola in cui il bracciante lavorava, Giuseppe Mariano, 78enne originario di Scorrano, (già coinvolto in un’altra inchiesta sullo sfruttamento della manodopera africana nella raccolta delle angurie) e il presunte intermediario di nazionalità sudanese, a cui gli investigatori hanno sequestrato un quaderno con i nomi e i compensi dei lavoratori impiegati come braccianti.

Le indagini sono state condotte dai carabinieri della compagnia di Campi Salentina e degli uomini dello Spesal (acronimo di Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, un settore del dipartimento di prevenzione delle Asl, che in casi come questi svolgono a tutti gli effetti funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria e conducono le indagini relative agli infortuni sul lavoro) per stabilire le circostanze in cui è avvenuta. In particolare hanno verificato se sul luogo della tragedia siano state rispettate tutte le norme previste dal testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro e riscontrato ipotesi di reato riconducibili al cosiddetto decreto legge sul caporalato.

L’esame autoptico, eseguito dal medico legale Alberto Tortorella, ha evidenziato che a causare il decesso è stato un arresto cardiaco.

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