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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Bracciante sudanese morto nelle campagne di Nardò, proseguono le indagini

Proseguono le indagini dei carabinieri della compagnia di Campi Salentina e degli uomini dello Spesal per stabilire le circostanze in cui è avvenuta la tragica morte di Mohammed Abdullah, l'uomo di 47 anni originario del Sudan stroncato da un malore mentre era al lavoro nelle campagne di Nardò

LECCE – Proseguono le indagini dei carabinieri della compagnia di Campi Salentina e degli uomini dello Spesal (acronimo di Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, un settore del dipartimento di prevenzione delle Asl, che in casi come questi svolgono a tutti gli effetti funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria e conducono le indagini relative agli infortuni sul lavoro) per stabilire le circostanze in cui è avvenuta la tragica morte di Mohammed Abdullah, l’uomo di 47 anni originario del Sudan stroncato da un malore mentre era al lavoro nelle campagne di Nardò.

In particolare dovranno verificare se sul luogo della tragedia siano state rispettate tutte le norme previste dal testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro e se vi siano ipotesi di reato riconducibili al cosiddetto decreto legge sul caporalato. Gli inquirenti stanno passando al setaccio, oltre ai luoghi di lavoro, anche le posizioni dei lavoratori extracomunitari impiegati nella raccolta. Almeno tre le posizioni sospette già riscontrate dagli investigatori.

Violazioni che potrebbero aggiungersi all’accusa di omicidio colposo già formulata a carico di tre persone già iscritte nel registro degli indagati dal pubblico ministero Paola Guglielmi. Si tratta della titolare dell’azienda agricola in cui il bracciante lavorava e il marito, Giuseppe Mariano, 76enne originario di Scorrano, (già coinvolto in un’altra inchiesta sullo sfruttamento della manodopera africana nella raccolta delle angurie) e il presunte intermediario di nazionalità sudanese, a cui gli investigatori hanno sequestrato un quaderno con i nomi e i compensi dei lavoratori impiegati come braccianti.

Il sospetto è che i braccianti possano essere stati reclutati secondo i principi più classici del caporalato, una piaga tristemente nota nel Salento, che affonda le radici nel tempo e difficile da sradicare. Venerdì il pubblico ministero conferirà al medico legale Alberto Tortorella l’incarico di eseguire l’autopsia sul corpo del 47enne.

Numerosi gli ascolti già eseguiti dai carabinieri della stazione di Porto Cesareo, tra amici e colleghi della vittima. In mattinata è stata sentita anche la moglie del 47enne, che ha raggiunto il Salento con i due figli. Un altro tassello di un’inchiesta che potrebbe delineare l’ennesima storia di sfruttamento.

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