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Cronaca Via Leuca

Cartelli e finte telecamere: se le istituzioni latitano, il cittadino è "vigile"

Piccoli spunti dall'osservazione in città. Per scoraggiare la sporcizia, arriva il fai-da-te. L'ingegno dove manca il controllo

Piccoli spunti di riflessione. L’altra mattina sono passati gli operai della Lupiae servizi a spuntare un po’ di fronde degli alberi di via Leuca. Erano ormai più simili alle folte capigliature in voga negli anni Settanta. Mancava giusto il pantalone a zampa d’elefante indossato dai tronchi. E il bello è che non si sa mai cosa possa sbucar fuori dopo qualche robusta cesoiata.

Scena gustosa, a suo modo. A lavori finti, un gruppetto di pensionati, fermo fra via Leuca e via Dogali, parlotta in modo animato, studiando con gli occhi all’insù una videocamera avvinghiata a un ramo tramite una fascetta di plastica. Resa in precedenza quasi invisibile dal fitto fogliame, la potatura l’ha appena messa a nudo.

Nessun collegamento via cavo. Anzi, sembra proprio un’installazione precaria. In effetti un giovanotto passa, osserva e, simulando serietà, spiega: “Sarà wireless. Sì, sì. E’ wireless”.

Di fototrappole per smascherare gli sporcaccioni si è parlato a lungo, di recente, anche a Lecce. In altri comuni, come Nardò, è realtà già da mesi. Ma quella appesa in via Leuca, un po’ malandata, evidentemente in pensione e rimediata chissà come, ben presto si scopre non essere un’installazione ordinata dal Comune o un apparecchio in dotazione alla polizia locale. Qualche residente della zona, spazientito, si sarà arrampicato, rischiando l’osso del collo, pur di agganciarla a un ramo. La speranza: scoraggiare la formazione di cumuli d’immondizia.

Speranza, appunto. Un dettaglio, infatti, strappa un sorriso. E’ un voluminoso sacco nero di spazzatura che spicca sul marciapiede, addossato al tronco. L’evasore di Tari di turno, accorgendosi di quella scatola nera, invece di rinunciare alla sua “location” preferita, ha aggirato l’ostacolo. Forse si è pure posto il dubbio: videocamera funzionante o no? A scanso d’equivoci, ha abbandonato i rifiuti nel punto in cui l’obiettivo, comunque, non avrebbe potuto immortalarlo. Il danno e la beffa.

A pochi metri, sulla stessa via, spicca un cartello appeso a un altro tronco. O, meglio, un foglio bianco difeso dalle intemperie da una custodia plastificata trasparente. Implora: “Non farmi fare brutta figura. Raccoglila tu”. Il disegno di un cane e di un cartello di “divieto di pupù” esplicitano il messaggio. Non che l’esortazione abbia sortito nel tempo molti effetti. In aiuole vicine la pupù canina abbonda e in qualche caso straborda.

A voler essere fastidiosamente pignoli, queste iniziative private sarebbero persino abusive. E’ evidente. Ma cosa si dovrebbe fare davanti allo sconforto quotidiano di vedersi circondati da arroganti, maleducati e furbastri? Laddove le istituzioni arrancano o latitano, è il cittadino a restare “vigile”. Rispondendo all’insolenza con l’immaginazione. Sacche di resistenza civili che fanno quasi tenerezza.

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