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Caso Burgesi, la Procura: "Nessuna presenza in discarica di fusti di Pcb"

La magistratura spegne ogni allarmismo, spiegando che le uniche tracce sono state rilevate nel percolato e non nella falda

LECCE – “Indagini complesse e accurate hanno già portato alla condanna, divenuta irrevocabile il 30 maggio 2014, di imprenditori e produttori di rifiuti, nonché di titolari di ditte di rifiuti per il reato, tra l’altro, di danneggiamento aggravato proprio di quei terreni su cui erano stati sversati rifiuti pericolosi, caratterizzati dalla presenza Pcb, pertanto, già sottoposti a sequestro nell’anno 2000”. E’ racchiusa in questo passaggio di una nota ufficiale del procuratore Antonio De Donno e dell’aggiunto Elsa Valeria Mignone la risposta alla querelle suscitata dalla possibile presenza di fusti pericolosi nell’ex discarica di Burgesi.

“Tali siti – spiega la Procura di Lecce – compreso quello interessato dalla presenza di un’enorme discarica abbandonata in località Burgesi, sono stati, dal 2001 al 2004, prima messi insicurezza e, successivamente, oggetto di vera e propria bonifica disposta dagli stessi comuni interessati, i cui lavori sono stati finanziati dalla Regione Puglia con fondi comunitari”. La magistratura sottolinea come gli stessi lavori siano stati verificati nell’ambito di un procedimento (come spiegato in un articolo precedente n.d.r.) che ha stabilito “l’infondatezza delle denunce che segnalavano la cattiva esecuzione delle stesse, escludendo con ciò ogni ipotizzato collegamento con l’omicidio dell’esponente del partito Idv Giuseppe Basile”.

La nota, giunta al margine di un vertice in Procura, evidenzia dunque come non vi siano i presupposti per nessuna nuova inchiesta. “La presenza di Pcb è stata individuata soltanto nel percolato, mentre le analisi non hanno individuato alcuna contaminazione da Pcb nell’acqua di falda prelevata dai pozzi limitrofi alla discarica”. Tracce che secondo la magistratura fanno riferimento alla precedente inchiesta già conclusa con le condanne per smaltimento illecito. “Allo stato non c’è alcun riscontro sulla presenza all’interno della discarica di centinaia di fusti di Pcb”.

Secondo quanto accertato dalla magistratura, dunque, bisognerà solo provvedere a “smaltire in sicurezza” la presenza di Pcb dal percolato e chiudere per sempre la vicenda di una discarica da anni al centro di inchieste e sospetti, chiusa e abbandonata dal 2009.

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