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Cronaca Acquarica del Capo

Caso Ivan Ciullo, tre anni di misteri e "omissioni"? I genitori denunciano la pm

Dopo la seconda richiesta di archiviazione è stata depositata una querela in cui si evidenziano presunti ritardi e lacune nelle indagini

LECCE – A distanza di tre anni sono ancora tanti i misteri legati alla morte di Ivan Ciullo, in arte Ivan Navi, il 34enne, cantautore e dj radiofonico, trovato impiccato la mattina del 22 giugno 2015 ad un albero di olivo nelle campagne di Acquarica.

Nel febbraio del 2017 il gip Vincenzo Brancato ha accolto la richiesta di opposizione all’archiviazione presentata dai legali della famiglia, che hanno chiesto una lunga serie di approfondimenti investigativi utili a fare luce sulla morte di Ivan. In particolare la Procura avrebbe dovuto acquisire il tracciato delle celle telefoniche agganciate da Ciullo e dalla persona (molto più grande di lui) con cui aveva intrapreso una relazione sentimentale. I due cellulari sono stati sequestrati con urgenza il 15 marzo 2017, ma “l’acquisizione presso gli operatori di rete di accesso per le comunicazioni – evidenzia l’avvocato Francesca Conte, legale dei genitori di Ivan – è stata richiesta dal pubblico ministero solo il 10 ottobre. Le compagnie telefoniche hanno comunicato che, essendo trascorsi i 24 mesi previsti dalla data della comunicazione dei dati di traffico telefonico, gli stessi erano stati distrutti.

Sin da subito i genitori del ragazzo, mamma Rita e papà Sergio, non hanno creduto all’ipotesi del suicidio, denunciando presunte omissioni ed errori investigativi. Accanto al corpo è stata trovata una lettera di addio ai genitori. Una lettera scritta al computer, le uniche parole autografe sono nella intestazione della busta: “Per mamma e Sergio”, ma non è mai stata eseguita una perizia grafologica, come richiesto. I genitori hanno anche chiesto la riesumazione della salma per eseguire l’autopsia e l’esame delle tracce biologiche rinvenute sul corpo del 34enne.

Inoltre, evidenziano, Ivan è stato trovato appeso al ramo di un albero di ulivo, ma le foto testimoniano che le estremità delle gambe erano bianche e questo non è compatibile con il suicidio. Il sangue in un corpo appeso si deposita verso il basso: i piedi avrebbero dovuto essere blu. Sul corpo sarebbero state rilevate ecchimosi dorsali e i segni dietro la nuca non sembrano affatto provocati dallo strisciamento del cavo, poiché risultano asimmetrici al nodo. Anche la posizione del corpo avrebbe dovuto destare sospetti: è stato rinvenuto con le gambe genuflesse e non penzolanti. Tale posizione è stata giustificata dagli inquirenti con il cedimento del “cavo elettrico”. Ma non si tratta affatto di un cavo elettrico, bensì di un cavo microfonico che non cede o, se lo fa, si logora esternamente, ma le foto testimoniano che il cavo era integro. Lo sa bene papà Sergio che lo ha visionato, insieme ai legali e ai funzionari della polizia di Taurisano: il cavo non presentava alcun cedimento né allungamento.

L’albero in cui è stato ritrovato Ivan si trova ai margini di una strada asfaltata e abbastanza trafficata, anche se in campagna. Per la famiglia del dj non è possibile che nessuno abbia visto il corpo fino alla mattina successiva. Di recente, dinanzi alla seconda richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero e alle sue presunte lacune, i genitori hanno presentato una formale denuncia-querela al Tribunale di Potenza nei confronti del magistrato titolare del procedimento per il reato di omissione di atti d’ufficio.

A questa seconda richiesta di archiviazione, il legale dei genitori, l’avvocato Francesca Conte, ha presentato opposizione. Il prossimo 12 luglio è prevista l’udienza di discussione dinanzi al Gip.

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