rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Caso Renda: braccio di ferro fra Italia e Messico

Le autorità politiche di Quintana Roo non vogliono pressioni, ritenendo che il caso sia di competenza esclusiva delle leggi messicane. E sono contrariate per la fuga di notizie

Le mosse poste in atto da Leonardo Tedesco, l'avvocato italo-messicano che si sta occupando in modo molto approfondito della vicenda che vede al centro Simone Renda (bancario leccese, 34 anni, morto in circostanze a dir poco anomale in una cella di sicurezza di Playa del Carmen, città turistica della regione di Quintana Roo, il 3 marzo scorso), hanno dato una forte scossa ad un ambiente probabilmente intorpidito fino ad alcune settimane fa da mezze verità sussurrate a denti stretti, fornendo per la prima volta alla stampa messicana una versione molto più ampia e meno ‘morbida'. Tanto che, dopo un periodo di relativo silenzio, il caso è rimbalzato in questi giorni più volte sulle prime pagine dei quotidiani nazionali, alcuni dei quali stanno dando notevole spazio alla vicenda. Suscitando la contrarietà del mondo politico locale, che si sente nell'occhio del ciclone.

Dopo che è filtrata sui media la richiesta di risarcimento, nell'edizione del 19 giugno di Noticaribile, il sindaco Carlos Joaquín González, pur dicendo di comprendere le ragioni che stanno spingendo la famiglia Renda a richiedere un'investigazione più approfondita, ha ricordato che l'indagine è aperta, che l'amministrazione è disposta a riconoscerne gli esiti, sempre e comunque nel rispetto della legge, ammonendo di non essere comunque disposto ad accettare pressioni esterne. "Porte aperte alle investigazioni", ha dichiarato, "ma senza minacce". Ed ha espresso la propria contrarietà per il fatto che gli avvocati della famiglia abbiano rivelato diverse informazioni alla stampa, dato che - questo il suo ‘j'accuse' - il processo è ancora aperto e si dovrà risolvere nei tempi stabiliti dalla legge. Chiedendo quindi di evitare "altre polemiche". Il timore principale è forse che il caso possa finire di fronte alla giustizia italiana.

Le autorità messicane sono poco disposte ad accettare quella che viene vista come un'ingerenza nei fatti locali, e lo fa capire chiaramente lo steso sindaco che, in merito al giudice qualificatore ed ai tre agenti di polizia che sono chiamati in causa nella vicenda, sostiene che il fatto "deve essere giudicato dalle leggi messicane", con chiara allusione all'intervento di Tedesco, che sta cerando la forma per chiamare in causa gli imputati di fronte alla giustizia italiana.

Sul caso, vale la pena ricordare, il pubblico ministero Mariangela Rotondano ha avanzato richiesta di rogatoria internazionale. I reati supposti: peculato (in riferimento alla scomparsa del portafogli di Simone Renda, con le sue carte di credito) e sequestro di persona (bisogna comprendere cosa sia accaduto in un lasso temporale piuttosto esteso, che sussiste fra il momento dell'arresto, alle 14,05, e quello dell'effettiva entrata in carcere, alle 15,25, per cause secondo i legali oltretutto ingiustificabili, giacché Simone attendeva in albergo l'arrivo di un'ambulanza a causa di un malore incipiente e non gli agenti di polizia turistica). Le conseguenze di questa successione di fatti avrebbero quindi condotto alla morte del giovane leccese.

Per avere un quadro completo sugli ultimi sviluppi dell'intera vicenda, si può consultare il dossier pubblicato il 18 giugno scorso al seguente link: https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=2221.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Caso Renda: braccio di ferro fra Italia e Messico

LeccePrima è in caricamento