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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Caso Renda, l'avvocato: "Non è un processo, è un circo"

Scandalo messicano: imputati che parlano al cellulare durante le udienze, autorità che minimizzano, il giudice qualificatore che dice: "Non ho firmato la scarcerazione perché non avevo carta e penna"

Una mezza farsa. Anzi, per usare le parole di Leonardo Tedesco, l'avvocato che dal Messico sta seguendo il processo che vede al centro la terribile morte di Simone Renda: "un circo". Il bancario leccese di 34 anni morì in circostanze a dir poco misteriose in una cella della nazione centroamericana il 3 marzo scorso. Fu arrestato dagli agenti della polizia turistica intorno alle 15 circa del 1° marzo, perché ritenuto sotto effetto di stupefacenti o alcool, quando invece i referti autoptici avrebbero stabilito che nel sangue non v'era traccia di alcun tipo di sostanza. Era in vacanza e soggiornava in un albergo di Playa del Carmen, la "Posada Mariposa", quando venne prelevato. Era seminudo, in stato confusionale, in preda ad un principio d'infarto scambiato assurdamente per uno stato d'ebbrezza. Sarebbe dovuto tornare in libertà alle 3 del mattino del 3 marzo, dopo una detenzione di 36 ore, ma le porte della cella vennero aperte solo alle 8,30. Un buco temporale entro il quale la sua giovane vita è stata spezzata. Perché? Perché realmente venne arrestato? Perché il giudice non firmò la liberazione? E quale ruolo occuparono agenti di polizia, i medici del carcere che lo visitarono prima dell'entrata in cella ed i secondini in quei fatidici tre giorni?

Abusi, minacce, torture, fino alla sua morte. E' questa l'accusa che piove dall'Italia, la pista battuta dalla famiglia, che ha affidato il caso ai legali Pasquale Corleto e Fabio Valenti, i quali si avvalgono, in Messico, della fattiva collaborazione del legale italo-messicano Leonardo Tedesco. E' lui a stilare i rapporti, a portare avanti le strategie. E se fino ad oggi le notizie sono state frammentate, la famiglia di Simone Renda ha deciso di far sapere cosa realmente sta accadendo oltreoceano. Aveva sperato che il coinvolgimento diretto del presidente Giorgio Napolitano, che in passato ha discusso direttamente con il suo omologo Felipe Calderon Hinojosa, potesse servire a qualcosa. Sperava soprattutto che le buone relazioni intessute fra le due nazioni, sottolineate dai dai ministri degli Esteri Massimo D'Alema e Patricia Espinosa Cantellano, a seguito dei recentissimi accordi di interscambio commerciale, portassero una ventata di serietà nell'affrontare questa vicenda in cui vi sono da una parte fatti ancora da chiarire, dall'altra abusi talmente evidenti da essere sotto la luce del sole. E invece, tutto si starebbe riducendo ad un'operetta da due soldi. Un processo celebrato in un'atmofera allucinante, in cui avviene praticamente di tutto. Per la prima volta, a distanza di un mese, i parenti diretti fanno sapere le impressioni dell'avvocato Tedesco, rilasciate al collega Corleto. E le premesse non sono affatto buone. Di seguito, un sunto delle parole dell'avvocato.

LA PARTE DEFINITA COME AMMINISTRATIVA E CIVILE

"Tutti gli atteggiamenti delle autorità sono quelli di chi cerca di minimizzare la vicenda", scrive Tedesco. "Sembrerebbe che si siano messi d'accordo in questo senso tra di loro, secondo la mia opinione personale, al di lá degli incontri tra presidenti di entrambi paesi e così via. La domanda amministrativa è stata inviata dal ‘Municipio di Solidaridad' ad uno studio legale di Città del Messico perché, secondo loro, non hanno il personale adatto per valutarla. Il problema è che non hanno aperto neanche un fascicolo da consultare presso l'uditoria municipale. Stiamo lavorando per fare nei prossimi giorni delle denunce, se non dovessero darci una risposta".

LA PARTE PENALE

Il presidente del Tribunale superiore di giustizia dello Stato di Quintana Roo, alla richiesta dell'avvocato, ha risposto "dicendomi che il 24 Settembre è in agenda la discussione fra i magistrati per la sentenza sull'appello fatto dal pubblico ministero. Questo grazie al fatto che l'ambasciatore Felice Scauso sta facendo pressioni, altrimenti penso che non mi avrebbero risposto. Questo appello del pubblico ministero, se dovesse andare avanti - spiega -, cambierebbe molte cose dal punto di vista penale, ma siccome puó capitare che il circo legale di questa vicenda vada avanti come accaduto finora, o fermato del tutto, non potrei garantire niente.

"E non è che non sia ottimista: questo appello del pubblico ministero è l'unica cosa più meno ben fatta da parte delle autorità coinvolte a tutti livelli in questa vicenda, ma visto lo svolgimento, per volontà politica generale, ripeto, di minimizzare la vicenda, non ci dobbiamo aspettare molto dai magistrati di Quintana Roo. Cio che siamo riusciti a raggiungere, è l'aver fatto pressione nelle udienze a tutte le dichiarazioni dei funzionari responsabili. Perché volevano aiutarsi fra di loro e sminuire quanto accaduto, giustificando l'espletamento delle loro funzioni in questa vicenda".

"Ma non so fino che punto - prosegue, rivolgendosi a Corleto - se nelle udienze squillano i cellulari dei responsabili mentre si fa l'interrogatorio, e se addirittura rispondono. E ancora, si dicono delle barzellette, scherzano e ridono, mangiano, il pubblico ministero si occupa di altre udienze allo stesso tempo, tutti entrano ed escono come nella metropolitana, i detenuti di altri casi girano e passegiano dappertutto…".

"Verba volant, le parole le porta via il vento, ma non so come in tutto questo circo ci hanno permesso di far domande tramite il pubblico ministero, perché rimanessero dentro il fascicolo", prosegue Tedesco. "Forse si sono detti fra di loro ‘lasciate che lavorino un po' i difensori della vittima', perché in quel caos il rispetto si va perdendo e avrebbero potuto perfettamente ignorarci, il pubblico ministero non ascoltare le nostre domande e sarebbe finito tutto lì, senza alcun tipo di dubbio".

"Anche se non possiamo parlare a viva voce e partecipare personalmente alle udienze e possiamo solo "aiutare" il pubblico ministero - spiega ancora Tedesco - siamo riusciti, con molta insistenza, che il giudice qualificatore (la donna che avrebbe dovuto firmare la scarcerazione di Simone Renda, Ndr) non cambiasse le cose e dopo 12 ore di interrogatori, non so come mi abbia potuto sopportare il pubblico ministero con tutta l'atmosfera descritta. Se non fosse stato per noi le avrebbero fatte tre domande e un interrogatorio di mezz'ora".

Il giudice qualificatore è Hermilia Valero, la quale è accusata di "non aver eseguito il procedimento legale che si doveva effettuare con un detenuto e che tutto quello che ha fatto fu illegale sotto tutti punti di vista in questa vicenda e contro il regolamento. Praticamente - prosegue -, che è stata a pieno titolo colpevole di omicidio colposo. E la sua difesa, dopo 12 ore di interrogarorio nostro attraverso la voce del pubblico ministero - dice ancora Tedesco -, è stata che non c'era nel Municipio neanche un pezzo di carta, né una penna per poter agire e dare istruzioni, per questo tutte le istruzioni sono state verbali e contro la legge, e che così non si puo lavorare... Risposte di una bimba di 5 anni", ironizza Tedesco. Il quale sostiene che "c'é un altro colpevole importantissimo, ma molto protetto dalle autorità: si tratta di Alejandro Baqueiro Canto, che era il superiore di Hermilia Valero e che doveva dare la libertá a Simone. Ma siccome ha la protezione dello Stato, lo hanno aiutato sin dal primo momento per non apparire".

"Le altre udienze - prosegue - non hanno tirato fuori niente d'importante, altre sono state spostate per mancanza di notifica ai testimoni, ad esempio ai compagni di cella di Simone che abitano in altre città del Messico, Merida Yucatan ad esempio, altri che non sono raggiungibili o non lavorano o non risultano. E ci sono udienze di questo tipo fino al 15 novembre per adesso". Tedesco calcola che la vicenda potrà andare avanti fino al 2009. "La storia della causa Simone Renda finirà con 4 o 5 colpevoli di omicidio colposo e degli altri delitti, i quali saranno commutati in una pena alternativa. Cioè, non metteranno mai un piede in carcere".

Ma Tedesco chiama in causa anche il reato di tortura: "Non hanno dato da bere dell'acqua a Simone e vi sono delle ferite". Secondo l'avvocato in questo caso si potrebbe chiamare in causa la giurisdizione universale. "Con la tortura puo diventare anche omicidio doloso". Ma è una voce da non chiamare neanche in causa, in Messico. "Qua, come vedi, non sono affatto fiducioso. Sarebbe solo ‘una linea nera dipinta su una tigre', come si dice dalle nostre parti...".

ALTRE VIE. DIRITTI UMANI

"La Commissione nazionale di Diritti umani non ha voluto agire - accusa Tedesco - anche se in altri casi meno gravi agisce nei confronti delle Commissioni, in questo caso quello dello Stato del Quintana Roo non ha fatto nulla, rispondendo che la Comissione dello Stato del Quintana Roo sarà quella che dovrá agire. Gli uffici di questa comissione a Playa del Carmen fanno paura", spiega. "Sembra l'ufficio di una autorità in una delle provincie piú povere dell'Africa Subsahariana: due funzionari, una ragazza ed un ragazzo che asommigliano al loro ufficio. Cosa possono fare, senza risorse, senza appoggio di alcun tipo?"

"Amnesty International in Messico non funziona, e neanche loro hanno fatto nulla. Ti fanno compilare moduli e ti dicono che ti chiamerano o ti risponderanno, ma non hanno fatto nulla finora". Per questo Tedesco chiede pressioni dall'Italia. "Si dovrebbe valutare andare dinnazi alla Corte internazionale dell'Aia".

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