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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Caso Renda: oggi l'esposto alla magistratura

Ieri è avvenuto il riconoscimento della salma da parte dei parenti volati in Messico. Sul caso vi sarà un'interrogazione del senatore Costa

Questa mattina alle 9 il collegio di difesa della famiglia Renda, composto dagli avvocati Pasquale Corleto e Fabio Valenti, che sono in contatto con Ambasciata italiana in Messico ed unità di crisi, depositeranno un esposto alla magistratura per iniziare a far chiarezza sulla tragica vicenda di Simone Renda, il 34 enne leccese deceduto in condizioni ormai non più tanto misteriose, visto che già il 4 marzo si conosceva ufficiosamente l'esito dell'autopsia: infarto cardiaco. Infarto sopravvenuto molto probabilmente per lo stress, in una situazione degenerata a causa del panico, all'interno di una cella del carcere di Playa del Carmen (bisogna anche considerare i problemi di peso del giovane e l'ipertensione arteriosa di cui soffriva). Il ritrovamento, come risaputo, è avvenuto sabato 3 marzo, poco dopo le 8,30.

Nessun vero mistero sul decesso, dunque, quanto piuttosto sulla dinamica che ha portato verso questo dramma. "Si tratta di un caso angosciante e misterioso, perché ancora non s'è capito quale sia stato il motivo che ha condotto della morte di Simone Renda. Omissione di soccorso? Violenza privata? Le ipotesi sono tante e come avvocati dobbiamo andare ovviamente cauti". A parlare in questo caso è l'avvocato Fabio Valenti, che dice: "Stiamo percorrendo tutte le strade, anche a livello internazionale. Abbiamo coinvolto il ministero della Difesa e in merito a questa vicenda vi sarà un'interrogazione del senatore Rosario Giorgio Costa".

Intanto, zio paterno, un cugino di primo grado ed un amico di famiglia, che sono volati alla volta di Cancùn (Playa del Carmen sorge nelle vicinanze), hanno effettuato oggi il riconoscimento del corpo. E mentre i difensori sono in attesa del trasferimento degli atti dal Messico all'Italia (perizia medica che attesta il principio di infarto, convalida dell'arresto da parte del giudice, referto autoptico), gli stessi parenti hanno iniziato a parlare con alcuni fra i testimoni. In primis il personale dell'albergo e fra questi Luciana Asadoran, una donna che lavora nell'albergo dove Renda alloggiava e fra le prime ad avvisare la polizia turistica.

Giovedì 1 marzo il giovane avrebbe dovuto fare rientro in Italia, ma non si sarebbe svegliato. Da lì, la chiamata al numero di assistenza, che riguarderebbe proprio la polizia (sembra che in casi di malore, sarebbero poi gli agenti a convocare i sanitari). Il problema nasce proprio in questo momento: ovvero, non si comprende il reale motivo che ha condotto all'arresto. Renda forse si trovava in uno stato di scarsa lucidità, a causa di una precedente sbornia. E potrebbe essersi agitato alla vista della polizia. Da qui, l'arresto per ubriachezza molesta e resistenza a pubblico ufficiale.

In caserma, l'interrogatorio, quindi l'arresto, per 36 ore. Una volta dentro, il lungo silenzio, fino al momento del malore. Un medico avrebbe accertato il principio d'infarto, ma la convalida del fermo avrebbe fatto degenerare la situazione, fino ad una tragica scomparsa che forse si sarebbe potuta evitare.

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