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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Spaccio di eroina anche all'ombra del "cavallo rampante", sette arresti all'alba

I carabinieri della compagnia di Tricase hanno chiuso il cerchio su un vasto giro di spaccio, trasversale al punto tale da andare da Lecce fino al Capo di Leuca. Non c'è il vincolo associativo, ma uno scambio diretto fra indagati, con centinaia di episodi di cessione documentati

LECCE – Giovani, spregiudicati, accorti. Addosso non avevano mai grosse quantità di stupefacenti. Agli appuntamenti si presentavano con piccole dosi, in luoghi prefissati, con contatti telefonici e il solito gergo, in cui la droga assumeva i nomignoli più svariati.

La “clientela”, di certo vasta, era in qualche caso tenuta in pugno anche con forme d’intimidazione più o meno velate. Mai presentarsi in due. Non volevano estranei, ma solo facce note e fidate. Mai cedere di fronte a qualche pressante domanda di un poliziotto, un finanziere, un carabiniere. Gli assuntori sono spesso volti noti e può capitare che finiscano in un controllo mirato, con tanto di segnalazione per uso personale. L’importante, non fare nomi sui fornitori.

Nessun giro di droga, però, per quante precauzioni si possano assumere, può durare in eterno. E a mettere la parola fine sullo spaccio di eroina – tornata prepotentemente e pericolosamente di moda in questi ultimi anni -, ci hanno pensato i carabinieri della compagnia di Tricase, sotto il comando del capitano Andrea Bettini.  I risultati sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa, introdotta dal comandante provinciale, il colonnello Maurizio Ferla.

Sette le persone arrestate, per detenzione e traffico stupefacenti, reati contestati in concorso e continuati nel tempo. Manca il vincolo associativo, come accertato dal pubblico ministero Roberta Licci, che ha ereditato il fascicolo dalla collega Angela Rotondano, e richiesto e ottenuto gli arresti, firmati dal gip Cinza Vergine. Più che altro, si può parlare, per dirla con il capitano Bettini, di “mutuo soccorso” fra persone note fra loro e che nutrivano il comune interesse per i proventi facili in modo illecito. E che potevano anche scambiarsi di territorio, senza che questo generasse scintille.

Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite nei confronti di Marco Rizzello, 40enne di Montesano Salentino, Salvatore Carbone, 37enne di Miggiano, Riccardo Fuso, 30enne di Lecce, Francesco De Rinaldis, 42enne di Lecce, Antonio Romano, 30enne di Supersano, Valentino Accogli, 33enne di Scorrano e Fabio Rocco Coluccia, 38enne di Castrignano dei Greci. La variegata provenienza dei personaggi finiti sotto la lente dei carabinieri dimostra quanto trasversale fosse il giro di droga, tanto da coprire l’intero territorio, dal capoluogo fino al Capo di Leuca.  

L’indagine è stata ribattezzata con un nome curioso: “Cavallo rampante”. Una figura presa in prestito dall’imponente Monumento al Cavallo dei Messapi, collocato sulla rotatoria fra Cavallino e la sua frazione, Castromediano. All’ombra del quale sono stati documentati diversi episodi di cessione di droga. Un punto di ritrovo facile da raggiungere, magari anche per chi non conoscesse bene Lecce e l’hinterland, e nello stesso tempo utile per eventuali fughe improvvisate, con ampia scelta di strade.

arresti cc (9)-3In realtà, l’inchiesta non è nata a Cavallino, ma s’è sviluppata nel basso Salento, a partire dall’aprile del 2011, dopo un’annotazione dei carabinieri della stazione di Specchia. Come la goccia scava la pietra e genera un fiume, da alcuni pedinamenti si è arrivati a scoprire una cerchia sempre più estesa di legami. E a quel punto, quella che poteva sembrare una comune inchiesta su un territorio circoscritto, è diventata un’investigazione di più ampio spessore. Sono così iniziate anche intercettazioni ambientali e telefoniche.

E’ in questo modo che i carabinieri hanno documentato movimenti pressoché quotidiani, in diversi punti della provincia. Una sistematica e stabile attività di acquisto, trasporto, occultamento, lavorazione, rivendita e cessione a terzi, per ulteriore spaccio, di diversi quantitativi di eroina. Come ogni gruppo che si rispetti, sebbene non vi fosse un vero capo, vi erano comunque alcune figure più carismatiche. In particolare, spiccava il ruolo di Carbone, che vantava la conoscenza diretta di Giuseppe Strummiello, già arrestato durante l’operazione “No Stop” del novembre 2008. Una conoscenza che i carabinieri hanno elementi per giudicare reale. E tuttavia, l’uso del nome di Strummiello, originario di Palmariggi, da sempre ritenuto dagli investigatori un pezzo da novanta nella malavita salentina, era esibito più che altro come “biglietto da visita”, tant’è che non vi sono elementi per far pensare ad un suo coinvolgimento diretto, pur da recluso. Insomma, nessuna regia occulta.

arresti cc (5)-2Altra figura di riferimento, Marco Rizzello, con cui Carbone avrebbe avuto un sodalizio particolare, tanto da aiutarsi a vicenda, spesso e volentieri, qualora uno dei due fosse rimasto sprovvisto di eroina. Gli altri indagati (fra cui non solo gli arrestati, ma anche quattro denunciati a piede libero, con ruoli più sfumati) avrebbero invece avuto il compito di distribuire e, talvolta, reperire l’eroina.

E che fossero determinati e pronti a tutti, lo dimostra un episodio in particolare, non inserito nel contesto, ma che la dice lunga sul carattere di alcuni dei personaggi. Fabio Rocco Coluccia, nel 2011, insieme ad un altro giovane, pur di non cedere al controllo di una pattuglia di carabinieri della compagnia di Maglie e della stazione di Martano, investirono un militare.  Fatto per il quale sono poi stati condannati. Ma, come detto, in qualche caso vi sarebbero anche state pressioni sugli acquirenti. Sempre Coluccia, in particolare, avrebbe messo soggezione verso qualcuno sospettato di aver rilasciato dichiarazioni compromettenti.

L’operazione che ha fatto scattare le manette, ha visto impegnati all’alba di oggi oltre cinquanta carabinieri del comando provinciale di Lecce, e si è svolta anche fuori dalla provincia di Lecce, con la collaborazione dei militari di Manduria e Foggia, in quest’ultimo caso per una notifica direttamente in carcere.

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