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Cronaca

Emergenza occupazione. Telerama, ipotesi cassa integrazione

Dopo l'assemblea con Assostampa, Ordine dei giornalisti e Corecom, i sindacati hanno chiesto un incontro in Prefettura. Intanto si apre un altro fronte: nella riunione tra editore e lavoratori si vagliano varie ipotesi

LECCE - E' il momento più difficile per il mondo dell'informazione locale. A pochi giorni dall'esplodere della questione che ha coinvolto in prima persona Vincenzo Siciliano, operatore di ripresa per Canale 8 licenziato seduta stante dopo aver esternato la sua richiesta di vedersi pagati gli arretrati -  ma l'azienda ha motivato il provvedimento come necessaria per la ristrutturazione -, un'altra pessima notizia arriva da Telerama, dove, nel corso di una delle consuete riunioni tra l'editore, Paolo Pagliaro, e i lavoratori del gruppo (in tutto sono circa un centinaio), si è preso atto del fatto che la testata è coinvolta dai problemi di sostenibilità economica che affliggono tutto il settore e, sulla base di queste premesse, sono state abbozzate alcune ipotesi la cui fattibilità resta tutta da valutare.

Si è parlato di stringere i denti ed andare avanti così, ma nella consapevolezza che i ritardi potrebbero accumularsi e la situazione ulteriormente peggiorare; in seconda istanza si è parlato anche di licenziamenti e mobilità, come praticato da altre emittenti pugliesi. Infine, e sembra questa la strada auspicata dal sentimento generale di giornalisti e cameramen, ma anche degli amministrativi e delle altre maestranze, resta da battere la pista della cassa integrazione. In questo caso si procederebbe ad un dimezzamento dell'orario di lavoro con l'obiettivo di non intaccare i livelli occupazionali.

Intanto la mobilitazione dei giornalisti, dei cameramen e degli addetti dell'informazione salentina, dopo l'incontro di ieri presso l'Open Space di Palazzo Carafa con i vertici regionali di Assostampa, Ordine dei gioralisti e Corecom - al quale hanno partecipato esponenti politici di vario livello e rappresentanti sindacali confederali -, si prepara al primo passaggio istituzionale.

Questa mattina, infatti, le sigle Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, assieme al sindacato di categoria, hanno chiesto ufficialmente al prefetto di Lecce, Giuliana Perrotta, la convocazione di un vertice alla presenza degli editori delle televisioni locali di Canale 8, Telerama e L'Atv, accusati di rifiutare il confronto con i sindacati per ricercare le soluzioni meno traumatiche possibili alla crisi che sta colpendo il settore radiotelevisivo privato locale. Il problema occupazionale nelle emittenti salentine è, oggi, l'emergenza in un contesto più generale, quello dell'informazione locale, dove precariato strutturale e retribuzioni una tantum sono sintomi evidenti di una sottovalutazione generale e di una tardiva presa di coscienza da parte degli stessi lavoratori.

Di seguito il comunicato integrale redatto dopo la riunione di ieri.

L’assemblea dei giornalisti, dei cameraman, dei fotografi e delle maestranze del settore dell’informazione e radiotelevisivo che si è autoconvocata a Lecce il 10 maggio 2012, dopo ampia discussione ha deciso di proclamare lo stato di agitazione, per protestare contro i licenziamenti, i mancati pagamenti degli stipendi e il dilagante precariato che affligge questa settore.

Alla presenza dei presidenti dell’Assostampa di Puglia, dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia, del Corecom Puglia, dei vertici di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, l’assemblea ha proclamato, infatti, lo stato di agitazione dell’intero settore dell’informazione, riservandosi ogni altra forma di lotta.

E’ stato deciso di chiedere un incontro al Prefetto di Lecce, alla presenza delle istituzioni locali e regionali, dei parlamentari eletti sul territorio e degli editori al fine di avviare una vertenza complessiva che affronti la questione dei licenziamenti, che devono essere ritirati, del mancato pagamento degli stipendi e dei compensi per dipendenti e collaboratori e della più generale inosservanza delle norme contrattuali previste nei contratti nazionali di lavoro di categoria.

La vertenza affronterà il tema delle crisi aziendali che non possono essere risolte in maniera unilaterale, ma solo con tavoli di concertazione per salvaguardare i posti di lavoro, anche con l’eventuale accesso agli ammortizzatori sociali.

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