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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Pornografia minorile, Facebook apre i server e invia al gup le conversazioni

Gianluca Mascherpa, 50enne salentino, condannato ad oltre undici anni, usando un nickname falso potrebbe aver adescato decine, forse centinaia di ragazzine, molte anche sotto i 14 anni. Il gup di Milano ha ottenuto i file dopo una rogatoria e con il tramite dell'Fbi

MILANO - Gianluca Mascherpa, 50enne, residente nel milanese, ma con chiare origini salentine (padre di Squinzano, madre di Surbo), è stato condannato a undici anni e quattro mesi dal gup di Milano, Andrea Salemme. E questa è già una notizia, sebbene la sentenza, con rito abbreviato, risalga al mese scorso, e precisamente al 21 marzo.

L’uomo, peraltro recidivo (precedenti per pedopornografia, che risalgono al 2005), era stato nuovamente messo sotto accusa lo scorso anno per pornografia minorile e violenza sessuale, con fascicolo affidato al pm Giovanni Polizzi.

In Lombardia, Mascherpa operava come allenatore di una squadra di pallavolo femminile. Un educatore, dunque, ed è uno degli aspetti che destano maggiore inquietudine.

Nel marzo del 2012, dopo una serie di indagini partite dal web, era stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Corsico. Con accuse particolarmente gravi. Nonostante fosse già passato dall’esperienza della cella di un carcere, non si sarebbe redento (di più, ammettendo le sue pulsioni, è arrivato a chiedere la castrazione chimica) e, anzi, avrebbe continuato ad adescare ragazzine adolescenti. Usando le pagine di Facebook.

Tramite queste, adottando un nickname falso, si sarebbe fatto passare per un rampante 15enne. Mascherpa, secondo quanto rilevato nel corso delle indagini, avrebbe mantenuto di frequente contatti via web con ragazzine di età variabile tra gli 11 e i 15 anni, ma quando alcune voci sono giunte al presidente della squadra, questi ha interessato della faccenda i carabinieri, che hanno avviato accertamenti di tipo tecnico. S’è così scoperto come l’uomo impiegasse di solito dei nickname e si collegasse da phone-center. Accortezze che, però, non gli hanno permesso di rimanere nell’ombra, perché spesso si sarebbe connesso da uno smartphone sui suoi profili, lasciando così chiare tracce.

Fino a quel momento, sarebbe però riuscito a plagiare diverse ragazzine, inducendole persino a esibirsi in atti sessuali davanti alle loro web-cam. I casi sarebbero molti, anche con ragazze minori di 14 anni. Bambine, praticamente. Tre quelli finora individuati con certezza e per i quali è stato istruito il processo conclusosi il mese scorso.

La seconda notizia, ed è quella più fresca, che sta facendo il giro del web su tutte le principali testate, è che proprio Facebook ha dato piena collaborazione, con una decisione senza precedenti: come riporta, fra gli altri, l’Ansa, per la prima volta nella sua storia, la società di Palo Alto ha aperto i server centrali in California, consentendo alla magistratura milanese di proseguire l’inchiesta. Stesso discorso per un altro social network, Netlog. E tutto questo perché si teme, ed evidentemente si ha anche qualcosa in più di una semplice sensazione, che le vittime adescate da Mascherpa siano molte, molte di più di quelle che gli investigatori sono riusciti fino a oggi a individuare, combattendo anche con naturali pudore e reticenze, oltre che con le già citate difficoltà tecniche.

mascherpa-2-2-2Tutto ciò emerge fra le righe della motivazione della sentenza, da poco depositata. Nella quale si evince che le autorità italiane hanno avanzato una rogatoria verso gli Stati Uniti. Riuscendo così ad ottenere, sempre secondo quanto riporta l’Ansa, il contenuto di conversazioni intercorse via web. Tutto contenuto in cd che, tramite l’Fbi, sono arrivati prima all'ambasciata statunitense a Roma e poi nelle sedi del tribunale.

Era stato proprio il gup Salemme ad ottenere nuovi accertamenti da parte di periti, arrivando a promuovere la rogatoria e “ottenere copia del materiale informatico ancora allocato nei server dei social network su cui l'imputato aveva l'abitudine di intrattenersi”. Il perito nominato dal tribunale, Loris Calipari (curiosità: cugino di Nicola Calipari, il funzionario del Sismi ucciso in Iraq il 4 marzo del 2005 durante la liberazione della giornalista del “Manifesto” Giuliana Sgrena), riporta l’agenzia Ansa, ha individuato circa 400 contatti via chat tra Mascherpa e “decine e decine”, se non “centinaia - scrive il giudice - di bambine cadute vittima”. Non ci sarebbero però le foto, che Mascherpa avrebbe cancellato. 

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