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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Tentato duplice omicidio di Manca e Greco, inflitte condanne a quasi 40 anni di carcere

Lo ha stabilito il gup del Tribunale di Lecce, Simona Panzera, nei confronti dei tre imputati: Salvatore Milito, Michele Intermite e Patrik Colavitto. Si tratta, rispettivamente, di 18 anni per il primo, 17 anni per il secondo e 3 anni e 4 mesi per l'ultimo, accusato di favoreggiamento aggravato dalle finalità mafiose

LECCE – Sono tre le condanne emesse dal gup Simona Panzera nel giudizio con rito abbreviato per il duplice tentato omicidio di Luca Greco e Marino Manca, avvenuto nel pomeriggio dell'8 settembre del 2012. Diciotto anni di reclusione la condanna inflitta a Salvatore Milito, per Michele Intermite 17 anni;e 3 anni e quattro mesi anni per Patrik Colavitto. Accolta dunque in pieno la tesi accusatoria del pubblico ministero Giuseppe Capoccia. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Cosimo Rampino, Giovanni Valentini, Ladislao Massari, Angelo Casa e Davide De Santis. Collegio difensivo che, dopo il deposito delle motivazioni della sentenza, si prepara a dare battaglia in appello.salvatore-milito-3-2-2-2-2

Quel pomeriggio, stando alla ricostruzione dei carabinieri e alle dichiarazioni dello stesso Greco, Milito, insieme a Intermite, si sarebbe presentato a casa della vittima per l’acquisto di una moto. Greco, avrebbe poi contattato Manca, per chiedergli le chiavi. Al suo arrivo, però, la situazione avrebbe assunto una piega inattesa. Milito avrebbe estratto una pistola, cercando di colpire Manca, ma invano, perché l'arma si sarebbe inceppata, permettendo a questi di fuggire. Più sfortunato sarebbe stato Greco, intrappolato in casa e impossibilitato a fuggire: l’arrestato lo avrebbe prima colpito con il calcio della pistola e poi con un coltello, ferendolo gravemente. L’agguato sarebbe maturato, secondo l’ipotesi accusatoria, nell’ambito di contrasti legati alla supremazia territoriale di gruppi criminali operanti nel comune di Squinzano e nelle zone limitrofe.michele-intermite1-254x300-2-2-2

Durante i rilievi i carabinieri hanno individuato la via di fuga degli aggressori, che dopo aver sfondato la recinzione metallica, hanno lasciato sul terreno tracce di un pneumatico e frammenti della carenatura di una moto di colore blu, come quella di Milito (una Kawasaki Ninja) che, come nella migliore tradizione poliziesca, sarebbe tornato sul luogo del delitto. Un carabiniere, però, avrebbe notato la sua presenza. Ad incastrare Intermite, nel corso delle indagini, i tabulati telefonici e le celle agganciate nella zona del capoluogo salentino (nei giorni dell'agguato) che hanno fatto il paio, contemporaneamente,  con la presenza di Salvatore Milito (nella zona del tarantino. Elementi che hanno avvalorato la ricostruzione relativa alla fuga dei due verso la città di Taranto, nelle ore immediatamente successive alla consumazione dell’agguato. In particolare, i riscontri hanno evidenziato una frequenza maggiore di comunicazioni tra i due a partire dalle 22,40 del giorno precedente all'accaduto, fino a poche ore prima del tentato duplice omicidio. L’utenza utilizzata da Intermite è tornata ad agganciare le celle ubicate a Taranto solo nella tarda serata dell'8 settembre, quindi poche ore dopo l’agguato.patrik-colavitto-1980-3-2-2-2-2

Patrik Colavitto, 32enne di Brindisi, è invece accusato di favoreggiamento aggravato dalle finalità mafiose per aver dato ospitalità, in un’abitazione in contrada Montenegro (alle porte di Brindisi), a Salvatore Milito, 40enne di Squinzano, quando era ricercato per il duplice tentato omicidio. Il 32enne, assistito dall'avvocato Ladislao Massari ha spiegato di aver incontrato Milito in stazione a Brindisi e di aver semplicemente dato ospitalità a un amico, senza sapere che fosse ricercato.

Gli arresti operati dai carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dall’esperienza e dalla grandi doti investigative del capitano Biagio Marro, sono stati dei passaggi importanti nelle indagini, per stabilire dinamiche e movente del duplice tentato omicidio, in un giudizio abbreviato le cui condanne hanno avvalorato la tempestività e l’efficacia del lavoro svolto dall’Arma.

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