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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Cronaca

Condussero sulle coste salentine 75 migranti, condannati a risarcimento milionario

Dovranno, o forse è più logico dire dovrebbero, risarcire lo Stato italiano con oltre un milione di euro di multa. Non si tratta (come sarebbe logico supporre) di grandi truffatori o evasori milionari, ma più semplicemente di tre scafisti ucraini, che hanno patteggiato una condanna a quattro anni di reclusione

LECCE – Dovranno, o forse è più logico dire dovrebbero, risarcire lo Stato italiano con oltre un milione di euro di multa (oltre al pagamento delle spese processuali e di quelle relative al mantenimento in carcere). No, non si tratta (come sarebbe logico supporre) di grandi truffatori o evasori milionari, ma più semplicemente di tre scafisti ucraini. L'ultimo ingranaggio di quella grande macchina del crimine internazionale che ha nel traffico di esseri umani la sua principale fonte di guadagno. La storia di tre moderni “Caronte”, accusati di aver sbarcato sulle nostre coste 75 cittadini extracomunitari di varie nazionalità. Storie di uomini di mare, facce bruciate dal sole e dal sale, sguardo impassibile, abituati a sfidare la vita e soprattutto la morte. Marinai oltre che criminali, gente che ha imparato che il mare sa regalare e sa prendersi tutto. Anche la libertà, come nel loro caso.

La loro vicenda giudiziaria inizia il 24 maggio del 2015. Una stagione calda sotto il profilo della lotta e del contrasto all'immigrazione clandestina, con centinaia di migranti che hanno ricominciato a cercare approdo sulle coste italiane in cerca di speranza e del miraggio di una vita migliore. Le fiamme gialle erano impegnate nel pattugliamento marittimo del Canale d'Otranto e del basso Jonio. I finanzieri intercettarono una barca sospetta che veleggiava verso la Puglia. I successivi controlli e i riscontri informativi dai finanzieri, permisero di identificare il natante, già utilizzato con ogni probabilità in passato per il trasporto di clandestini sulle coste del Salento. L'obiettivo fu monitorato e "ombreggiato" per diverse ore. Nel frattempo fu predisposto un dispositivo di controllo attraverso mezzi marittimi d'altura e costieri, oltre che terrestri, in modo da approntare una barriera invalicabile. Il natante, un caicco di venti metri, fu intercettato a poche miglia dal “Ciolo”. Gli scafisti cercarono di sfuggire ai controlli con una serie di manovre e, solo dopo numerosi tentativi, rinunciarono a proseguire, consentendo così ai finanzieri di assumere il controllo dell'imbarcazione e di scortarla fino al porto di Gallipoli. Sulla barca vi erano 75 migranti (58 uomini, sette donne e dieci minori), quasi tutti di etnia afghana e irachena.

Quella verso Leuca fu l'ultima tappa di un viaggio lungo quasi due anni attraverso paesi devastati da guerre e miseria, custodi di civiltà e culture millenarie. Un viaggio pagato con i risparmi di una vita (circa settemila euro) attraverso luoghi e genti diverse, sognando di poter raggiungere la speranza di una vita migliore, di un qualcosa in più per la propria esistenza. La loro è la storia di tanti migranti (clandestini per le leggi italiane) sbarcati sulle nostre coste spinti dalla possibilità di poter accarezzare il paradiso dell'Europa democratica e civile, di un'Italia benestante e piena di lavoro, di sogni che ben presto diventano illusioni. Migliaia di chilometri percorsi con la curiosità e la voglia di scoprire, incantati dinanzi a spazi troppo grandi anche solo da immaginare. Un viaggio a ritroso nel tempo, lungo la strada dei caravanserragli e dei grandi mercanti, ripercorrendo l'antica "Via della seta". Per i migranti si aprono le porte del Cara (il Centro di accoglienza richiedenti asilo), per i tre scafisti quelle del carcere di Borgo San Nicola.

Oggi, a distanza di alcuni mesi da quel viaggio, la storia dei tre ucraini si è conclusa con una condanna a quattro anni di reclusione. I tre, assistiti dall'avvocato Vito De Pascalis, hanno scelto di patteggiare, ottenendo così uno sconto di pena. Uno sconto applicato anche sulla multa. Secondo le leggi italiane, infatti, si applica una sanzione di 25mila euro per ogni cittadino extracomunitario trasportato. 

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