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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Nardò

Caporalato, finanzieri identificano 7 braccianti in nero. Consigliere neretino contro sindaco

I militari hanno identificato un totale di 25 lavoratori nelle campagne di Nardò, in un'attività di contrasto al fenomeno dello sfruttamento. Contemporaneamente, Giuseppe Mellone ha tuonato contro Marcello Risi: "Parla al Cara, nonostante la difficoltà economica"

NARDO’ – Sfruttamento del lavoro e migranti restano ancora i temi caldi del momento. Tanto per cominciare, sono scattati  controlli “anti caporalato” nelle campagne di Nardò, e in quelle limitrofe.  In linea con le direttive impartite dalla prefettura di Lecce, i militari della guardia di finanza del comando provinciale, guidati dal colonnello Bruno Salsano, hanno eseguito una serie di verifiche nel settore dell’agricoltura, per contrastare l’utilizzo di lavoro nero ed irregolare, delle frodi contributive e delle indebite percezioni di contributi comunitari e nazionali. I controlli eseguiti hanno riguardato aziende che operano sui terreni di Nardò, impegnati nella campagna di raccolta di angurie ed ortaggi.

Gli interventi sono stati eseguiti con accessi diretti sui fondi agricoli coltivati, dove i finanzieri hanno identificato, oltre ai lavoratori presenti, anche gli automezzi utilizzati per il trasporto delle persone e dei prodotti agricoli, per poi  approfondire le modalità di reclutamento della manodopera e il  rispetto degli obblighi fiscali e contributivi.Sono stati trovati sette lavoratori irregolari.  E’ stato anche necessario verificare la posizione di ulteriori 18 braccianti agricoli, di cui tre cittadini extracomunitari di origine sudanese, tutti risultati in possesso di regolare permesso di soggiorno in Italia, per i quali sono in corso i necessari approfondimenti in materia contributiva ed assistenziale.

In corso di approfondimento anche le posizioni previdenziali dei braccianti, per accertare in capo agli stessi l’eventuale indebita percezione di indennità di disoccupazione o di altri sussidi a carico del bilancio pubblico. Nel settore del sommerso da lavoro, dall’inizio dell’anno, i reparti dipendenti del comando provinciale hanno accertato complessivamente l’impiego di 79 lavoratori in nero e di 62 lavoratori irregolari, ripartiti prevalentemente nei settori del terziario, manifatturiero ed edile.  

Sulla vicenda del caporalato e di conseguenza dei migranti, prime vittime del sistema lavorativo distorto, inoltre, che sta facendo tremare l’opinione pubblica e gli opinionisti del web, è intervenuto anche il consigliere comunale di Nardò, Giuseppe Mellone del movimento “Andare Oltre”.  Il politico ha puntato il dito contro il sindaco Marcello Risi, accusandolo di “fare propaganda”. In queste ore, infatti, numerosi artisti pugliesi hanno deciso di spendersi per contrastare la piaga del caporalato. E per farlo, da tutta la Puglia, hanno deciso di partire da Nardò, spesso epicentro di tragedie e sfruttamento, come quella che ha portato alla morte di Mohamed Abdullah, avvenuta settimane addietro. “O come quella- aggiunge Mellone- “di Sadok Barhoumi, morto in un cartone, mentre riposava, dopo aver lavorato dalle 5 del mattino alle 18 della sera”, dichiara l’esponente politico neretino.

Il quale ha poi aggiunto: “Tragedie non certamente isolate, che riguardano un sistema di sopraffazione che schiaccia i lavoratori più deboli, italiani o immigrati. Un sistema al quale Nardò, cuore del triangolo d'oro e morte rappresentato anche da Galatina, Copertino, Leverano, Porto Cesareo, Lequile, non si oppongono in maniera adeguata. Tanto che Yvan Sagnet, il coraggioso bracciante “ribelle”, che non si è piegato allo sfruttamento, ha bacchettato la nostra città, per aver speso, solo quest'anno, quasi 300mila euro per dare una pessima accoglienza ad 80 migranti”.

“Davanti alla polemica del genere Risi che fa?  Tira fuori dal cilindro il Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo). Una struttura simile a quella di Mineo, resa tristemente famosa in questi giorni da un terribile fatto criminale, ma che nulla c'azzecca con i bisogni di Nardò e dei lavoratori stagionali. Parlare di Cara non solo non risolve il problema, ma porta a Nardò un ulteriore problema di gestione e di costi, per una struttura che dovrebbe funzionare 12 mesi l'anno e che non sembra poter contare su una sostenibilità economica”.

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