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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Copertino

Donna perde il figlio all'ottavo mese di gravidanza, sei medici sotto indagine

Cinque sono in servizio presso l'ospedale "San Giuseppe da Copertino", la sesta è una ginecologa che opera in ambito privato. Tutto nato dopo la denuncia di una donna di 36 anni di Nardò. L'inchiesta un atto dovuto per fare chiarezza. Il pm Roberta Licci ha disposto l'autopsia

LECCE – Sono sei i medici (cinque in servizio presso l’ospedale “San Giuseppe da Copertino” e una ginecologa che opera in ambito privato) iscritti nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla tragica morte del figlio non ancora nato di una coppia originaria di Nardò.

Domani, il magistrato titolare del procedimento, il sostituto procuratore Roberta Licci, conferirà al medico legale Roberto Vaglio e al professor Pantaleo Greco (docente dell’Università di Foggia) l’incarico di eseguire l’autopsia sul feto. All’esame autoptico parteciperanno anche, come consulenti di parte nominati dagli indagati, il medico legale Alberto Tortorella, il collega Paolo Pati e il ginecologo Andrea Tinelli. L’iscrizione nel registro degli indagati di tutto il personale medico che ha avuto in cura la donna è, del resto, un atto finalizzato a garantire la possibilità ai medici coinvolti nell’inchiesta di nominare un consulente di parte. Il pubblico ministero ha già provveduto a far acquisire la documentazione medica della paziente. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Francesco Calabro, Andrea Starace e Luigi Covella.

Secondo quanto denunciato dalla coppia, che tramite il proprio legale, l’avvocato Massimo Muci, ha presentato un esposto presso la Procura della Repubblica di Lecce affinché venga fatta piena luce sulle cause che hanno provocato la morte del feto, lo scorso 30 giugno la donna, una 36enne di Nardò all’ottavo mese di gravidanza, avverte una serie di contrazioni e piccole perdite che la costringono a recarsi in ospedale. Il medico in servizio al pronto soccorso del “San Giuseppe da Copertino”, dopo aver eseguito le prime indagini strumentali, rivela alla gestante che non vi sono problemi e che può tornare a casa.

Due giorni dopo la donna si reca dalla propria ginecologa che, dopo aver letto i referti medici, non rileva particolari problemi. Giovedì sera, però, la 36enne accusa nuovi dolori e si reca d’urgenza in ospedale. Il medico di turno, constatata l’urgenza e delicatezza del caso, ne dispone l’immediato trasferimento presso la divisione di Ginecologia dove il medico specialista di servizio prende in cura la donna che la sottopone a visita e procede ai controlli che evidenziano un quadro clinico piuttosto grave. La gestante viene quindi sottoposta a un parto cesareo, ma per il piccolo non c’è più nulla da fare.

Sarà ora l’autopsia a stabilire le cause e le circostanze di una morte tanto tagica quanto inaspettata e se la stessa sia legata, in qualche modo, a presunte colpe o negligenze del personale medico. 

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