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Cronaca

Coppia insospettabile accusata di usura. Il questore alle vittime: "Denunciate"

Le indagini partite da una vicenda di estorsione ai danni di un imprenditore. Per fare fronte alle richieste, si era rivolto a marito e moglie

LECCE – Una storia di estorsione che, grazie all’intuito investigativo degli agenti della squadra di polizia giudiziaria del commissariato di Otranto, porta ad una più complessa vicenda di usura che vede protagonisti un 60enne di Maglie e la moglie, di 57 anni: entrambi conosciuti e stimati in città.

Gli agenti sono intervenuti in flagranza di reato, nel luglio scorso, ma non è bastato per la disposizione della misura cautelare da parte del magistrato cui è affidato il fascicolo, Donatina Buffelli. E' stato invece notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari e di garanzia nei confronti della coppia. Il reato contestato è di usura pluriaggravata.

E’ stato lo stesso questore di Lecce, Pierluigi D’Angelo, a sottolineare con le sue parole e la partecipazione alla conferenza stampa l’importanza della storia sulla quale il dottor Nicola Fucarino e i suoi stanno lavorando da un anno e mezzo circa. Accorato l'appello rivolto alle vittime di questo reato particolarmente odioso: "Fatevi avanti, denunciate", ha dichiarato il questore.

Ma per comprendere la portata dell’attività investigativa e dei suoi sviluppi bisogna partire dall’inverno del 2015 quando un imprenditore agricolo di Otranto si rivolge ad un centro per le vittime di usura, con sede a Bari. Gli viene subito suggerito di rivolgersi alle forze dell’ordine, cosa che si decide di fare soltanto a inizio dell’estate.

In commissariato racconta di subire reiterate estorsioni da parte di un giovane di Giurdignano che precedentemente aveva assunto e dal quale aveva ricevuto richieste e proposte piuttosto singolari: da una parte prima la necessità di sostenere uno zio detenuto (circostanza vera) e poi di ricevere il pagamento anticipato di alcune mensilità, dall’altra quella di allestire una piantagione di marijuana.

Il rapporto di lavoro, a questo punto, si interrompe, ma il 23enne - che è indagato per estorsione estorsione continuata -, anche ricorrendo a esplicite minacce di danni alle proprietà ma anche ai familiari, inizia a estorcere somme di denaro per qualche migliaio di euro. Si tratta di pretese reiterate che, insieme a tutte le dazioni accordate precedentemente, hanno messo oramai in seria difficoltà l’imprenditore.  

Le successive verifiche della polizia consentono infatti di accertare sei episodi tra marzo e luglio del 2014, ma l’uomo dichiara di aver continuato a pagare anche tra il giorno della presentazione al centro di Bari e quello della denuncia in commissariato a Otranto. E’ il momento della svolta investigativa perché, quando gli viene chiesto come abbia trovato i soldi per soddisfare le indebite pressioni del suo ex dipendente, l’imprenditore risponde di essersi rivolto a dei conoscenti di Maglie: “Ma ora devo restituire pure gli interessi”, aggiunge. E’ scattata la scintilla che accende il secondo e più grande filone delle indagini e che porta dritto ai coniugi magliesi.

La somma di denaro ottenuta in prestito da loro è di 9mila euro, ma con un tasso di oltre il 30 per cento annuo. In commissariato dunque si decide di vederci chiaro: i telefoni di marito e moglie vengono intercettati e, a gennaio del 2016, si procede a una perquisizione nella quale gli agenti trovano le cambiali a garanzia di quell’accordo, ma anche un libro mastro. Nonostante sia privo di molte pagine, il registro rivela l’esistenza di diversi rapporti usurar:, per ciascuno sono indicati nome della vittime, entità della somma, relativi movimenti. Si va dai 7mila fino a 205mila euro.

Si decide allora di intercettare anche il telefono della persona che deve alla coppia la somma più cospicua. Non solo: si riescono a infiltrare nell’attività commerciale un uomo e una donna del commissariato. E’ il 10 luglio quando la vittima si presenta con una busta contenente del denaro e avviene la consegna al 60enne che ha con sé la “ricevuta”.  

Si svolge tutto in pochi secondi secondo una modalità consueta che però al pensionato sembra non piaccia poi tanto. Dalle intercettazioni, infatti, risulta il suo disappunto per questo tipo di scambio, quasi, dice, fosse un delinquente. La polizia esce allo scoperto e interviene.

Successivi controlli in banca svelano l’esistenza di una cassetta di sicurezza con 120mila euro in contanti suddivisi in 12 buste. Da notare come il blitz sia avvenuto diversi mesi dopo la perquisizione effettuata dagli agenti: marito e moglie erano perfettamente a conoscenza di essere sottoposti a indagine.

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