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Cronaca Corigliano d'Otranto

Corigliano dice 1.500 volte "no" alla discarica

Il Comitato cittadino espone, in una lettera recapitata anche al ministro dell'Ambiente, le ragioni del proprio dissenso. Una raccolta di firme è tuttora in corso. Domenica una marcia di protesta

Corigliano d'Otranto dice 1.500 volte "no" alla discarica. Tante sono le firme raccolte al momento dal Comitato cittadino coriglianese contro la discarica. E altre sono in arrivo. Per questo in una lettera inviata al ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, al presidente della Regione Nichi Vendola, all'assessore regionale all'Ambiente Michele Losappio, al prefetto Gianfranco Casilli, al presidente della Provincia Giovanni Pellegrino, all'assessore provinciale all'Ambiente Gianni Scognamillo, al presidente dell'Aro Silvano Macculi ed al sindaco di Corigliano Maria Addolorata Fiore, i firmatari manifestano la loro "più assoluta contrarietà all'individuazione del sito di Corigliano d'Otranto per l'ubicazione di una discarica di servizio/soccorso per il bacino d'utenza Ato Le 2, costituito da 46 comuni della provincia di Lecce".

"La realizzazione di tale discarica - prosegue la lettera del comitato - presuppone l'utilizzo di una cava già esistente, attigua ad una vecchia discarica controllata, e lo scavo di ulteriori sette ettari di terreno agricolo, in via di espropriazione, assolutamente incontaminato per la realizzazione di una nuova cavità pari circa al quadruplo di quella esistente. Le ragioni di tale contrarietà sono da ascrivere esclusivamente alla necessità di salvaguardare la falda dalla quale l'Aqp, tramite circa 30 pozzi, emunge acqua potabile per tutto il Sud Salento. La predetta falda insiste sulla perpendicolare condotta dal sito prescelto per la discarica. Già con nota del 4 giugno 1195, protocollo numero 1801, inviata a tutte le autorità preposte ed in particolare al presidente della Giunta regionale ed agli assessori competenti, la Direzione generale-servizio di vigilanza igienica dell'Aqp per quel sito sottolineava il pericolo costituito da ‘…eventuali nuove e definitive collocazioni di discarica per il fatto che vi vengono emunte acque potabili per una quantità superiore a 700 l/s a servizio della distribuzione idrica del Salento'". La stessa nota, ricorda il comitato, si concludeva così: "...pertanto, al fine di evitare un disastro ecologico, ambientale ed idrogeologico…si sollecita…l'adozione di atti e provvedimenti di tutela delle acque emunte…respingendo qualsiasi progetto tendente ad estendere ed aumentare l'accumulo di Rsu nella zona suddetta'".

Il comitato evidenzia quindi che "esistono studi geolitologici ed idrogeologici prodotti dall'amministrazione provinciale già a partire dal 1987". Uno in particolare si riferisce proprio a Corigliano. "Lo studio firmato dai tecnici Margiotta, Fiore, Martano, Tadolini, evidenzia che la discarica progettata insiste su un'area strettamente adiacente ad una zona con falda non protetta, con affioramento di calcari e calcari-dolomitici fessurati e/o presenza di linee tettoniche". E ciò è ritenuto dai coriglianesi che hanno firmato per il "no" alla discarica "più che sufficiente per manifestare preoccupazione ed apprensione per la scelta effettuata. Si aggiunge, ancora - prosegue la lettera -, che lo stesso studio prodotto dalla ditta Cogeam, già allegato al progetto non nasconde che i sondaggi meccanici eseguiti in situ hanno restituito una successione costante e monotona costituita, partendo dall'alto verso il basso, da spessore irrilevante di materiale di riporto, calcarenite detritica organogena a grana grossolana, spessore circa 2 metri e calcare detritico con presenza di vuoti di dimensioni decimetriche, vacuolare e carsificato, molto fratturato".

"Tutto ciò accresce le preoccupazioni, considerato che tale discarica di fatto insisterebbe sul più grande e quasi unico giacimento idrico potabile del Salento", dice il comitato, che si ritiene sorpreso e preoccupato "nel constatare come la gestione dell'emergenza rifiuti, per quanto grave, sia stata dall'autorità commissariale anteposta alla primaria esigenza di tutela dell'acqua. Si rileva, inoltre, come nell'operare la scelta del sito di Corigliano siano state disattese, tra le altre, la legge regionale 13/96, la legge183/89, il decreto legislativo 152/99 e la direttiva comunitaria 31/99 che sconsigliano o vietano opere di tale portata e tipologia in un territorio così caratterizzato. Disatteso, poi, è stato lo studio del Dipartimento di Ingegneria ambientale del Politecnico di Bari, consegnato all'epoca alla Regione, che individua l'area di Corigliano tra quelle da salvaguardare perché adibite al prelievo di acque per uso potabile. Appare sconcertante - concludono i coriglianesi - una scelta che ha ignorato il valore dell'acqua in un momento in cui si parla di desertificazione dell'Italia peninsulare, per promuovere ed esaltare un ‘progetto rifiuti' che potrebbe trovare spazio in altri siti". E il comitato non si ferma qui. Per domenica, infatti, è prevista una manifestazione. La marcia di protesta prenderà il via da piazza San Nicola.

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