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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

“Nessuno tocchi gli agenti della scorta. Le responsabilità sono in alto”

I vertici dell’Osapp difendono i colleghi che hanno portato in ospedale l’ergastolano che è riuscito a fuggire e puntano l’indice contro l’amministrazione penitenziaria sorda alle ripetute richieste di integrazione degli organici e del parco mezzi

LECCE – I vertici dell’Osapp, sindacato tra i più rappresentativi nel corpo della polizia penitenziaria, chiedono le dimissioni del ministro della Giustizia, Orlando, e attribuiscono la responsabilità dell’evasione di Fabio Perrone all’amministrazione penitenziaria.

Dopo la rocambolesca fuga dell’ergastolano dal reparto di Chirurgia del “Vito Fazzi” di Lecce, l’appuntamento sindacale convocato da settimane presso il carcere di Borgo San Nicola si è trasformato in una sorta di resa dei conti. Anche perché, hanno spiegato i sindacalisti, i pericoli insiti nel servizio di traduzione e piantonamento erano stati segnalati a chi di dovere solo pochi giorni addietro.

Ruggero D’Amato, segretario provinciale, ha ricordato che la carenza d’organico che presso la casa circondariale leccese si attesta intorno alle 200 unità: “Nello specifico nel nucleo traduzioni e piantonamenti sono attualmente operativi 67 agenti, circa la metà di quanti erano solo due anni addietro”. D’Amato ha quindi chiarito che il servizio di trasferimento al nosocomio leccese è avvenuto con quattro unità più un autista e due detenuti. Una volta nella struttura ciascun recluso è stato accompagnato da due agenti: “Eppure si trattava di un soggetto appartenente alla criminalità organizzata, condannato per omicidio, con una nota dimestichezza con le armi”.

Il segretario regionale Pantaleo Candido si è detto stupito della lettura di un comunicato dell’amministrazione penitenziaria che avrebbe reputato adeguato il servizio di scora eluso ieri dal 41enne di Squinzano. L’esponente sindacale ha spiegato che nel modello organizzativo in vigore da qualche anno sono venuti meno i parametri di riferimento che esistevano prima per cui, “è il coordinatore del nucleo che decide, ma bisogna capire che non ha né uomini né mezzi e si trova quindi tra l’incudine e il martello perché gli viene imposto, anche paventando azioni disciplinari, di svolgere determinate attività. Nel caso di specie non solo la scorta era sottodimensionata ma doveva essere integrata con altri uomini tenendo in considerazione il profilo del soggetto e il luogo di destinazione: un detenuto è già di per sé un rischio per la struttura sanitaria, per i civili, per gli agenti”. Insomma, non sarebbero stati presi nella dovuta considerazione, elementi di valutazione fondamentali.

“Mi sento di dire – ha concluso Candido - che oggi la polizia penitenziaria non è un corpo dello Stato, ma è badante istituzionalizzato dallo Stato. Noi ci sentiamo poliziotti e vogliamo esserlo e se questo è l’indirizzo del dipartimento, della politica, che ci trovassero un posto dove fare i poliziotti”.  

Pasquale Montesano, segretario generale aggiunto, punta il dito contro il ministro Orlando "perché c’è disinteresse sul vero problema del sistema carcerario. E’ vero che l’Europa sanziona l’Italia per determinate inadempienze, ma non è giusto che si pensi sia solo una questione di spazi, alla sorveglianza dinamica, ad uscire fuori. Che il ministro compia un atto di coraggio, anzi di responsabilità”.

Ma come reagirebbe il sindacato se l’indagine interna dell’amministrazione penitenziaria ravvisasse inadempienze e negligenze da parte degli agenti che accompagnavano l’ergastolano? “Non accetteremo nessuna attribuzione di responsabilità nei confronti dei colleghi della scorta di ieri mattina – ha sottolineato Montesano - e saremo pronti a scendere in campo in maniera permanente per dire basta e rendere edotta l’opinione pubblica dello sfacelo totale del sistema penitenziario in Puglia.

Il segretario ha sollecito interventi immediati per altre due strutture penitenziarie pugliesi: “Noi chiediamo attenzione anche su altre due strutture, quella di Taranto e quella di Foggia che riteniamo la peggiore d’Italia. Se dovesse succedere qualcosa  le responsabilità saranno dell’amministrazione e di chi gestisce l’istituto dove i detenuti sono liberi di fare quello che vogliono. In Puglia serve personale”.

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