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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Diedero del ladro in tv a Conversano, “non fu diffamazione”

La Cassazione ha annullato la condanna nei riguardi di Mora, del presidente della nazionale di calcio Attori Vip Tv Di Napoli e dell’attore Petrone. Il caso partito dagli studi di “Pomeriggio Cinque”

ROMA - Arriva l’epilogo nella vicenda partita, otto anni fa, dal piccolo schermo e finita nelle aule di giustizia. A scriverlo è stata la Corte di Cassazione che ha annullato (senza rinvio) le sentenze di condanna emesse nei riguardi dell’ex agente dei vip Lele Mora, del presidente della nazionale di calcio Attori Vip Tv Claudio Di Napoli, dell’attore napoletano Ciro Petrone, accusati di aver infangato il buon nome del modello leccese Giovanni Conversano, conosciuto al grande pubblico come l’ex tronista del programma televisivo “Uomini e Donne”. 

Sia in primo che in secondo grado, Mora e Di Napoli avevano rimediato una pena a sei mesi di reclusione, mentre Petrone era stato condannato al pagamento di 500 euro. I giudici di merito avevano inoltre riconosciuto provvisionali per 15mila euro ciascuno e il risarcimento del danno. Soldi questi che Conversano avrebbe voluto devolvere a un’associazione di beneficenza, perché quella battaglia, così disse, serviva per fare giustizia, non certo per arricchirsi. Questo perché, nel marzo 2011, l’ex agente, negli studi della trasmissione “Pomeriggio Cinque”, condotta da Barbara D’Urso, raccontò di lui che utilizzò di nascosto le sue carte di credito per acquistare biglietti aerei per raggiungere la fidanzata in Sardegna e per fare shopping in Puglia. Petrone e Di Napoli, invece, lo accusarono di essersi fatto pagare profumatamente per partite organizzate a scopi benefici.

Ma per gli “ermellini” della quinta sezione penale, interpellati dagli avvocati difensori Vincenzo Perrone del foro di Lecce e  Nicola Avanzi del foro di Verona, “il fatto non costituisce reato”. Non resta che attendere le motivazioni di una sentenza che potrebbe fare scuola in materia di diffamazione a mezzo tv.

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