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Cronaca Monteroni di Lecce

Diplomi falsi per insegnare: altri 25 indagati tra cui un prof di Monteroni

Si conclude la seconda fase dell’inchiesta avviata dalla procura di Cosenza su un giro sospetto di attestati falsificati e utilizzati per accedere a supplenze e sostegno. Individuata anche la stamperia e il presunto falsario, un 69enne calabrese

MONTERONI - Tocca anche il Salento, tra Lecce e Monteroni, la seconda fase dell’indagine denominata “Minerva” è culminata, già nel novembre 2017, con la notifica di alcuni avvisi di conclusione delle indagini preliminari a carico di 33 persone, in diverse regioni d’Italia, per i reati di falsità materiale ed ideologica, in quanto avendo presentato diplomi scolastici (secondo l’accusa contraffatti) ai provveditorati ed istituti comprensivi in tutta Italia avevano avuto accesso all’insegnamento non possedendone in realtà i titoli.

La procura di Cosenza, titolare dell’inchiesta il sostituto procuratore Giuseppe Cava, ha ora emesso un nuovo avviso di conclusione delle indagini stavolta nei confronti di 25 insegnanti, e tra questi anche per L.L. 39 anni, nato in Germania, ma italiano d'origine e residente a Monteroni di Lecce, che secondo l’accusa contestata avevano avuto accesso alla professione presentando titoli di studio ritenuti falsi. I provvedimenti sono stati notificati dai carabinieri della compagnia di Cosenza e dalle compagnie territoriali competenti tra le province di Cosenza, Lecce, Pistoia, Milano, Bergamo, Forlì-Cesena. Gli investigatori hanno anche individuato la stamperia dove venivano realizzati i titoli di studio ed il presunto falsario, un calabrese di 69enne di Mangone in provincia di Cosenza.  

A seguito di una perquisizione domiciliare, disposta dall'autorità giudiziaria, e avvenuta nell'abitazione del presunto artefice delle falsificazioni, è stato scoperto quello che gli inquirenti ritengono “un vero e proprio diplomificio”, ovvero una “centrale del falso” organizzata con diversi computer, stampanti e vario materiale informatico, nonché copie cartacee di diplomi già falsificati e materiale utile. Nel corso delle operazioni tutta la documentazione è stata posto sotto sequestro. Tra il materiale sono state trovate anche 30 stampe di diplomi apparentemente “rilasciati” dall'Istituto Nazionale Scuole e Corsi Professionali, compilati con nominativi di insegnanti già emersi nel corso dell'operazione per aver utilizzato titoli falsi, nonché due risme di carta pergamenata per diplomi, in bianco, pronte per la stampa.

Il presunto falsario calabrese

Al 69enne calabrese è stata già contestata la contraffazione di ventidue titoli di studio utilizzati dagli indagati nelle istanze presentate ai vari istituti scolastici e all’Ufficio scolastico regionale. Da quanto emerge dalle dichiarazioni rese agli inquirenti da una indagata, il presunto falsario, per il tramite di un intermediario, avrebbe chiesto alla donna la somma di 3mila euro per ricevere il titolo di studio realizzato artificiosamente. L'attività, condotta in stretta sinergia con gli uffici scolastici regionali e provinciali di tutta Italia, ha già portato all'allontanamento di molti degli insegnanti in possesso dei titoli falsificati, che stando ai riscontri dell’indagine esercitavano abusivamente la professione. In tal modo si è garantito ai docenti in regolare possesso delle abilitazioni all'insegnamento di assumere il meritato posto di lavoro.

I nuovi 25 avvisi di conclusione delle indagini preliminari, emesse dalle procura della Repubblica presso il tribunale di Cosenza, nei confronti di altrettanti indagati contestano ai responsabili, a vario titolo, i reati di falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso, falsità materiale commessa da privato in concorso, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico.

Secondo quanto riporatato anche dall'agenzia Adnkronos, per la procura calabrese e i carabinieri il sistema posto in essere era finalizzato “alla falsificazione ed all'utilizzo, sull'intero territorio nazionale, di diplomi apparentemente rilasciati da istituti magistrali statali e paritari della provincia di Cosenza e di Reggio Calabria, nonché da scuole di specializzazione per l'insegnamento di sostegno agli alunni portatori di handicap, dall'Istituto Nazionale Scuole e Corsi Professionali di Cosenza”.

I titoli di studio falsi, secondo quanto emerso, sarebbero poi stati allegati dagli indagati alle domande per essere inseriti sia nelle graduatorie ad esaurimento, sia in quelle d'istituto per l'assunzione come insegnante nelle scuole primarie e dell'infanzia, su posto comune e sul sostegno.

Le accuse mosse al monteronese

Nel caso specifico dell’insegnante salentino finito nel calderone dell’inchiesta, la procura contesta alcuni fatti risalenti al 2016 e il docente di Monteroni dovrà difendersi dall’accusa di “aver falsamente attestato, nella domanda di messa a disposizione per le supplenze presentata presso un istituto comprensivo di Castel Guelfo, di aver conseguito un diploma di specializzazione per il sostegno rilasciato dall’Istituto Nazionale Scuole e corsi professionali di Cosenza il 9 dicembre del 2005”.        

L’inchiesta era già partita alcuni anni addietro ed era culminata con la notifica dei primi 33 avvisi di conclusione delle indagini preliminari a carico di altrettanti docenti. Il tutto in seguito alle segnalazioni di almeno due dirigenti scolastici che, dopo minuziosi ed accurati controlli, hanno fatto emergere il sospetto della falsità dei titoli magistrali presentati agli istituti di competenza da parte di cinque aspiranti insegnanti. Anomalie e dubbi esposti direttamente ai carabinieri di Cosenza impegnati poi nelle minuziose indagini.

Controlli incrociati sono stati poi estesi a tutto il territorio nazionale e sono state ascoltate persone informate sui fatti ed acquisita la documentazione ritenuta utile agli sviluppi dell’inchiesta presso gli Uffici scolastici regionali e gli istituti scolastici. I nuovi 25 avvisi di conclusione delle indagini preliminari si vanno dunque ad aggiungere ai trentatré già emessi nel novembre del 2017 e non sono escludi ulteriori sviluppi legati all’inchiesta.

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