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Cronaca

Disegnò in carcere una mappa ma non era un tesoro. Condanna lieve per 42enne

Poco prima di un colloquio gli agenti della polizia penitenziaria trovarono una mappa, dov'era indicata una località precisa, dov'erano nascosti circa 250 grammi di marijuana. una perizia tossicologia ha dimostrato che da quella droga si potevano ricavare poche dosi. Accolta la richiesta del suo avvocato dell'ipotesi lieve" del reato contestato

LECCE – Vincenzo Del Popolo, 42enne di Miggiano, si era reso protagonista di una storia a dir poco singolare avvenuta a novembre del 2012. Pochi giorni dopo l’arresto, infatti, l’uomo, novello Jim Hawkins (celebre protagonista de “L'isola del tesoro di Robert Louis Stevenson”), aveva raggiunto la sala colloqui del carcere di Borgo San Nicola munito di una sorta di mappa del tesoro da consegnare al fratello. La cosa, però, non era sfuggita agli agenti di polizia penitenziaria che, durante la perquisizione che precede i colloqui (proprio per evitare che passino messaggi, oggetti, droga e quant’altro), avevano trovato il curioso manoscritto.

Si trattava proprio di una mappa, dov’era indicata una località precisa, fra gli uliveti del Salento, nelle campagne intorno al suo paese d’origine, dov’era custodito un tesoro composto non da gioielli ma da marijuana. Nelle campagne di Miggiano, nascosto in un incavo naturale, formatosi proprio su di un albero di olivo secolare, gli agenti avevano trovato una confezione di cellophane. All’interno, poco meno di 250 grammi di marijuana. Per il detenuto, a quel punto, inevitabilmente era scattata la denuncia per continuazione nel reato di detenzione illecita di stupefacenti.

In realtà, però, non si trattava di un vero tesoro, come emerso dalla perizia tossicologica disposta dal giudice su richiesta del legale di Del Popolo, l’avvocato Tony Indino. Il consulente ha stabilito che dalla droga sequestrata si potevano ricavare al massimo 47 dosi. L’avvocato Indino ha quindi chiesto che al suo assistito fosse riconosciuta “l’ipotesi lieve” del reato contestato. Una tesi accolta dal giudice Michele Toriello, che ha condannato l’imputato alla pena di nove mesi, a fronte di una richiesta di condanna della pubblica accusa di 18 mesi. 

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