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Cronaca

E il presidente-cacciatore fa l'avvocato dei cinghiali

Gli animali sono stati avvistati nel Nord del Salento. Non fanno parte della fauna locale e stanno procurando danni agli agricoltori. La forestale chiede di abbatterli, ma da Pellegrino arriva l'alt

Il presidente della Provincia Giovanni Pellegrino è un cacciatore provetto. Lo sanno anche i muri. E' però anche un avvocato. E anche questo è rinomato. Un cacciatore-avvocato che per una volta abbassa il fucile e viene incontro ai diritti dei cinghiali. Proprio così. La loro presenza è stata segnalata in località Ramanno e nei pressi della zona militare di Torre Veneri.

Nome scientifico "sus scrofa", il cinghiale è considerato il progenitore del maiale domestico. Rispetto al suo parente più evoluto, è selvatico e non proprio ammaestrabile. Se imbufalito, pardòn, incinghialito può provocare danni alle coltivazioni. Ed è quello che alcuni esemplari stanno facendo a Nord di Lecce. I cinghiali sono stati avvistati dalla polizia provinciale e dal corpo forestale. E proprio da quest'ultimo versante è partita la richiesta di abbatterli, per far fronte al problema. Anche perché non sono proprio animali caratteristici della fauna locale.

La formale richiesta è partita dal comando provinciale della forestale a Prefettura e Provincia. Ma Pellegrino proprio non ci sta. "Sono di parere negativo", dice infatti il presidente. Che pure è d'accordo sul "diritto degli agricoltori ad essere risarciti dei danni subiti, secondo le procedure di indennizzo che la normativa prevede. Per la legislazione regionale - spiega infatti - e per il calendario venatorio regionale il cinghiale è specie cacciabile nella Regione Puglia, però in periodi limitati della stagione venatoria e secondo regole particolari. Potrebbe la Provincia, che presiede alla legalità dell'esercizio venatorio nel suo territorio, assumere iniziative in deroga alla disciplina, come da lei sembra volersi auspicare?", scrive in risposta alla lettera del comandante, in attesa di conoscere anche il parere del prefetto.

"E' vero che si tratta di una specie da molti secoli non più facente parte della fauna selvatica salentina - sottolinea Pellegrino - e che l'insediamento di alcuni esemplari nella zona deve collegarsi ad animali sfuggiti a situazioni di cattività e riprodottisi in loco, ma il cinghiale non può ritenersi specie non autoctona in una logica che, a mio avviso deve necessariamente essere regionale. E tenendo presente che è una specie che, come molti ungulati, si va diffondendo sempre di più sul territorio nazionale, occupando posti dai quali era scomparsa da secoli".

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